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    1 Agosto 2024
    Parigi 2024, un giovedì mattina da dimenticare: beffato Stano, Palmisano ko. Ma è il caso Carini che fa più rumore

    Non è stata decisamente la mattinata migliore per lo sport azzurro quella del giovedì, alle Olimpiadi di Parigi 2024. In tante discipline, l’Italia ne esce male: delusa, sconfitta, triste. A partire dal caso Carini, forse il più mediatico, quello di Angela, che dopo 4 anni di preparazione all’impegno olimpico riceva dopo 40 secondi pugni particolarmente duri dall’atleta e avversaria iper-androgina Khelif e ha scelto o non è riuscita a proseguire la gara, scegliendo il ritiro immediatamente. Il fatto che possa diventare caso politico è concreto ma non è questa sede o posizione per trattarlo sotto questi connotati; questo resta un caso di etica sportiva, di questo se ne può parlare. Qualcuno, come la premier Giorgia Melone, parlerà di gara impari. La Carini ha incassato un paio di forti pugni in avvio, si sistema il caschetto e, col passare dei secondi, visibilmente dolorante, decide di abbandonare la gara. Il verdetto diventa ufficiale, si inginocchia e li lascia andare ad un pianto disperato. Lo staff tecnico tende a specificare che non vi sia stata alcuna premeditazione nel ritiro. Ma resta un caso destinato a far discutere per giorni e giorni. Dal punto di vista sportivo, quello di nostro unico e massimo livello di intenzione, è un nel vero senso della parole un vero brutto colpo da digerire. Un ritiro come quello della Palmisano nella marcia femminile, un ritiro che fa male perché parliamo della campionessa olimpica di Tokyo 2021, costretta al tredicesimo chilometri ad abbandonare il percorso: abbraccia il marito e allenatore Dessi, poi anche in questo caso lacrime a gogò durante la premiazione della 20 chilometri vinta dalla cinese Yang. Non sarà mai un evento sfortunato in singolo a rovinare una carriera straordinaria, una carriera che ha scritto storia dello sport azzurro, Antonella può star tranquilla. Fa ancor più male, se vogliamo, il quarto posto e quel podio sfiorato da un’istituzione maschile come Massimo Stano, nei suoi 20 chilometri per uomini. Fa male perché come ammesso più volte le sue condizioni fisiche erano quelle che erano, con una caviglia più che malconcia; malgrado il problema non ha mai mollato e sfiorato l’oro per 3” e il bronzo, quindi una medaglia e podio, per 1”. Tanti, tanti rimpianti. Decisamente un giovedì mattina lontano dalle ambizioni della vigilia.