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    24 Agosto 2024
    Doccia Lazio, ritorno alla realtà: 2-1 Udinese, la banda Baroni si scioglie in Friuli

    L’avevamo spiegato stamattina. La Lazio partiva per Udine a caccia di progressi, se non di certezze. Avevamo aperto così stamani. Non è andata come il folto e gremito popolo biancoceleste invece, anche stasera presenta in massa a popolare gli spalti friulani, avrebbe desiderato. Boccone duro, durissimo da mandar giù per la Lazio, che costringerà Baroni a nuove riflessioni, su quella che è la nuova era, su quello che è un nuovo ciclo, appena partito o decollato. Evidentemente ha vinto il concetto di un Venezia, avversario all’Olimpico battuto 3-1, troppo al di sotto degli standard della categoria e probabilmente favorito quest’anno a chiudere all’ultima posizione. La Lazio s’è sciolta in Friuli, trafitta da un gol per tempo dai colpi di Lucca e Thauvin, coppia d’attacco bianconera in attesa di Alexis Sanchez. Kosta Runjanic ha tutto per prender parte alle rivelazioni dell’anno: arrivato da lidi polacchi, a sorpresa sconosciuto ai più, sta ricostruendo l’Udinese. Squadra tosta, fisica. Con tante carte ben scelte. E che sa quello che vuole. Costringe la Lazio a deludere, la mette sotto per un’ora, resta bravissima a capitalizzare le proprie occasioni. Lazio che si sveglia solo a mezzora dalla fine aiutata dall’espulsione di Kamara, come se non avesse altra scelta. Ma il gol che accorcia le distanze, quello di Isaksen, arriva troppo tardi. Ormai il conto alla rovescia è agli sgoccioli e pertanto finisce 2-1 Udinese. Nel complesso per i biancocelesti prestazione deludente. Delude soprattutto la coppia di centrali, colpevoli in occasione del vantaggio di Lucca. Sempre lenti, compassati, costantemente secondi sul pallone. Se male Casale e Romagnoli, non è da meno il centrocampo a cui manca un fulcro, chi accende la luce. Insufficienze che si protraggono davanti, dove stavolta Noslin non incide, Castellanos sgomita senza grammatica, Zaccagni non può risolvere tutto da solo. Complessivamente, come si vede dai singoli, insufficienza globale, dunque. Bagno d’umiltà e testa al lavoro. A Formello. Ma nessuno più di Baroni stesso conosce realtà campo. La nuova Lazio è solo all’inizio.