di Diego Galli
BOLSENA – Il primo cittadino del borgo lacustre, Andrea Di Sorte (FI), ricorda come la legge Galli del 1994 obbligò all’epoca tutti i comuni della Provincia di Viterbo a entrare nella società idrica territoriale, oggi Talete. Tuttavia, la mancata osservazione di questa norma, così come il disinteresse negli anni della Regione Lazio nel non nominare un commissario ad hoc, hanno contribuito a creare un problema idrico importante che oggi affligge tutto il territorio.
“Nel lontano 1994 la legge Galli obbligò i comuni della Provincia di Viterbo ad entrare in Talete, per una gestione unitaria del servizio idrico – ricorda il forzista – Alcuni comuni si sono rifiutati contravvenendo alle norme. Si sono create, nel corso del tempo, due situazioni: quella dei comuni in Talete dove, tra tante difficoltà, si è riuscito a investire nella rete idrica (Bolsena quest’anno ha superato benissimo l’estate), e quella dei comuni senza Talete, dove la rete idrica non ha avuto miglioramenti ma anzi degrado”.
Come ricorda ancora Andrea Di Sorte, alcuni tra questi comuni “fuorilegge”, hanno realizzato campagne elettorali ad hoc sulla questione. “Questi comuni hanno fatto campagne elettorali su questa storia ed oggi con una mano firmerebbero per entrarci, con l’altra fanno finta ancora di non volerlo – prosegue il sindaco bolsenese – Qualcuno, in maniera incredibile, chiede addirittura la costituzione in proprio di un’altra Ato”.
E’ notizia di questi giorni, intanto, che Talete presto accoglierà altri 16 comuni, al momento autonomi. A renderlo noto è stato lo stesso amministratore della società idrica, Salvatore Genova, recentemente confermato nel suo ruolo dai soci. Questa integrazione, come auspicato dall’amministratore, segnerà un’importante svolta gestionale, determinando una riorganizzazione interna dell’azienda, con la ridefinizione di ruoli, responsabilità e incarichi professionali.
Nel mentre, tuttavia, le problematiche si sono sommate negli anni e parte della responsabilità ricade inevitabilmente sulla negligenza della Regione Lazio, come giustamente sottolinea ancora Di Sorte: “La Regione non si è mai degnata di nominare un commissario ad acta, sancendo il principio che ognuno può fare come vuole. Questo gioco ha fortemente penalizzato coloro che sono entrati per primi, soprattutto da un punto di vista politico, oltre che amministrativo. Per questo credo che chi ancora oggi gioca sulla nostra pelle merita di pagare i danni per lo stato in cui versa la società, che ricordo è dei comuni e quindi dei cittadini. C’è sicuramente una corresponsabilità data da questo fatto e mi auguro che si avviino procedure per verificarlo”.
Andrea Di Sorte, raggiunto dalla redazione, ha infine aggiunto: “Il tema della corresponsabilità della situazione attuale di Talete è da accertare, quantomeno da un punto di vista politico, perché l’ingresso dei comuni che oggi stanno facendo ancora ostracismo può provocare il fallimento della società, e questo si ripercuoterebbe sui comuni, dunque sui cittadini. Capisco che è un argomento poco popolare, ma quando si è sindaci si deve essere responsabili, poi possiamo parlare di tutto ciò che è migliorabile e degli aspetti che di Talete non funzionano”.