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    Economia e Lavoro
    19 Settembre 2024
    Phase out a Civitavecchia, rischio demolizione senza smantellamento

    Il Movimento Cinque Stelle lancia l’allarme: “Continuità lavorativa a rischio da subito”

     

    CIVITAVECCHIA – Sempre più difficile la situazione che si sta creando a Civitavecchia in vista della dismissione della centrale a carbone. Dopo la  notizia di ieri arrivata dai sindacati e secondo la quale la Minosse sarebbe pronta a licenziare 17 dipendenti, oggi arriva l’allarme lanciato dl Movimento Cinque Stelle riguardante il destino della centrale. Secondo quanto risulta agli esponenti pentastellati civitavecchiesi, Terna ed Enel sarebbero pronte ad accordarsi per una demolizione dei gruppi della struttura. Una notizia che è un pugno nella stomaco per la città e per tutti quei lavoratori della centrale che pensavano, dopo la chiusura alla fine del 2025, di poter continuare a essere occupati a Torrevaldaliga Nord anche nel 2026 impegnandosi proprio nello smantellamento dei gruppi: un passaggio, che a questo punto rischia di non esserci. «Lo scorso 13 settembre – spiega il M5S cittadino in una nota – si è tenuto un incontro al Ministero dell’Industria nel corso del quale è emersa una preoccupazione che se fosse confermata, sarebbe di una gravità assoluta. Nel processo di chiusura della centrale, si è sempre chiesto ad Enel di iniziare lo smantellamento dei gruppi solo dopo la fine del 2025, per garantire alle società metalmeccaniche locali una continuità lavorativa fino alla realizzazione dei nuovi progetti su quell’area. Al contrario, sembrerebbe che Enel potrebbe ottenere da Terna la possibilità di demolire e non smantellare i gruppi fin da subito e comunque prima di dicembre del prossimo anno. Questo è inaccettabile perché lascerebbe le aziende, in particolare quelle metalmeccaniche e alcune portuali, senza possibilità di organizzarsi, con un pugno di mosche in mano e una probabile situazione devastante da un punto di vista lavorativo».