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    Economia e Lavoro
    23 Settembre 2024
    Passa dal mare il futuro di Civitavecchia

    Dall’idrogeno alle crociere e dal turismo alla cantieristica nautica di lusso: il convegno organizzato da Unindustria ha messo in luce in quanti modi possa essere declinata la Blue Economy

     

    di Marco Gubetti

     

    CIVITAVECCHIA – Il presidente di Unindustria Civitavecchia, Cristiano Dionisi, arrivato al passo d’addio (domani l’assemblea dei soci dell’organizzazione eleggerà il suo successore), ha voluto chiudere i suoi quattro anni alla guida degli industriali del territorio organizzando un convegno che servisse a mettere in chiaro, senza possibilità di equivoci, che la prima fonte di ricchezza per Civitavecchia è il mare. E così questa mattina nella Sala Convegni dell’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale si è tenuta una illuminante tavola rotonda intitolata “Civitavecchia al centro del Mediterraneo”. “Trasformiamo la crisi della fine del carbone in un’opportunità di sviluppo – ha detto Dionisi rivolgendosi alla platea – e partiamo dal presupposto che lo sfruttamento della ‘risorsa mare’ è la vera chiave di volta per il futuro economico della città e del suo territorio”. Al tavolo del convegno,  prima della chiosa di Dionisi, sono intervenuti diversi protagonisti della Blue Economy in città. In primis, Pino Musolino, presidente dell’Autorità portuale e padrone di casa, che ci ha tenuto a ricordare l’impegno della sua istituzione in questi ultimi quattro anni per allargare le prospettive economiche del porto. “Abbiamo cercato – ha spiegato il numero uno di Molo Vespucci – di dare spazio all’interno del nostro scalo a tante iniziative imprenditoriali, affinché il nostro porto non restasse una cattedrale nel deserto con troppi spazi dismessi e resi inutili dai cambiamenti tecnologici, ma, al contrario, si trasformasse in una sorta di hub per tante realtà produttive legate al mare e al suo mondo, le quali, insediandosi all’interno dello scalo, hanno anche il vantaggio di avere una catena logistica cortissima”. Il presidente del gruppo tecnico energia di Unindustria, Giulio Natalizia, ha parlato di “modello Civitavecchia” proprio per il grande dinamismo che diverse aziende stanno dimostrando, rispondendo positivamente alle sollecitazioni arrivate dall’Autorità portuale: “Il mare – ha voluto sottolineare Natalizia –  è un’alternativa di sviluppo assolutamente concreta”. E’ stata poi la volta dell’intervento del ceo di Cfft, il belga Steven Clerckx, che ha spiegato come la sua azienda sia già attiva all’interno del porto di Civitavecchia per la produzione dell’idrogeno come fonte di energia pulita. “A marzo del ’26 – ha spiegato Clerckx -, se riusciremo ad avere tutti i permessi, produrremo e venderemo le prime tonnellate di idrogeno. L’ambizione è quella di arrivare a una produzione annua intorno alle 250 tonnellate di gas. Una produzione che sarà fatta in modalità totalmente green attraverso l’impiego di gru elettriche e con tanti pannelli fotovoltaici, che stiamo montando per dare energia pulita alla nostra attività”. Al tavolo dei relatori è intervenuto anche Vincenzo Poerio, il ceo di Tankoa Yachts. L’azienda da circa un anno si è insediata in una parte (quasi 1/3 del totale) dell’area ex-Privilege e ha già aperto i cantieri per far uscire da Civitavecchia la sua prima imbarcazione di lusso.

    “Stiamo lavorando a due imbarcazioni da 45 metri e diamo da lavorare a una settantina di persone. Se non ci saranno intoppi, ad aprile 2025 metteremo in acqua il nostro primo yacht civitavecchiese e poi lo porteremo a Genova per le rifiniture. A regime contiamo di produrre a Civitavecchia tre yacht all’anno e di riuscire a dare lavoro a oltre a un centinaio di persone tra artigiani e operai”. Come si vede lo sviluppo futuro di Civitavecchia è in parte già cominciato e il mare è sempre all’orizzonte, come ha messo in rilievo anche il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo di Stefano: “Sul territorio di Civitavecchia – ha detto -, impegnato a governare il phase out dal carbone, si gioca la sfida legata all’economia del mare, intesa come fattore determinante per la crescita, l’innovazione e la transizione energetica. E il porto, in questo senso, riveste un ruolo chiave”.

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