E stavolta si parte tra mille rimpianti in casa Roma. I rimpianti della prima europea, la prima notte nelle acque della tradizione giallorossa degli ultimi anni, quelle dell’Europa League. Una Roma che s’è svegliata stamani col pensiero di una vittoria soltanto sfiorata, vittoria che sarebbe stata pesantissima per la nuova formula, tre punti in graduatoria nel macro girone che avrebbero incanalato sin da subito la campagna continentale sui binari giusti. Così non è stato, malgrado il vantaggio di un Dovbyk finalmente sbloccato e che adesso sì che sta facendo vedere tutta la sua pasta, perché all’ultimo respiro sugli sviluppi di palla inattiva tra torre sul secondo e spizzata sul primo il Bilbao ha dimostrato perché in Europa resta sempre osso duro, soprattutto col sogno in fondo al sentimento di quella finale da giocare in casa a fine maggio 2025. All’Olimpico finita uno a uno, ma ci sono stati tanti aspetti positivi nel nuovo strutturato 3421 di Juric. Innanzitutto bravo il tecnico tra umiltà e idee chiare ad entrare nella testa dei suoi giocatori in così poco tempo, dopo terremoto o quanto successo settimana scorsa. Bene N’Dicka, roccioso e comandante la retroguardia; bene Koné, tra dinamismo e strappi, quel che DDR desiderava; bene soprattutto Angelino che se il buongiorno si vede dal mattino tra braccetto e corsia sarà per polivalenza uno dei più schierati in questa gestione. Male il fatto che però la Roma continui in ogni maniera ad esser così Dybala dipendente: per quanto Baldanzi stia crescendo, il fulcro dei pensieri offensivi giallorossi resta sempre la qualità del gioiello argentino. Quando esce si sente, eccome. Anche perché Soulè, al momento, non consegna quelle garanzie sperate in sede estiva quando Ghisolfi spese 30 milioni per prelevarlo dalla Juve. Tra le note stonate anche Mancini, che si perde stavolta la marcatura in occasione del pareggio basco, errore che costerà caro. Abdulhamid stesso subentra a Celik, ma appare ancora stralunato.
Sport
27 Settembre 2024
AS Roma, sfumature basche: roccia N’Dicka e qualità Angelino, ma ancora troppa Dybala dipendenza