Una vittoria pesantissima. Che fa bene, a tutto l’ambiente. La Lazio, specialmente dopo Firenze, aveva bisogno di un colpo esterno su un campo tosto, ostico, complicato, come quello del Toro di Vanoli tra le sorprese più assolute di questo primo scorcio di Serie A. Una vittoria per 3-2 che riproietta la Lazio lassù, sotto le grandi nordiche. E sono tanti gli spunti e le analisi del lunedì. L’ennesima gran prova di Nuno Tavares che, se dovesse scongiurare i soliti infortuni che hanno martoriato i primi anni della sua ancor giovane carriera, altro che rilancio perché può letteralmente ambire a diventare uno dei migliori fluidificanti di questa Serie A. Un motore per l’accorrente Guendouzi, quest’anno per forza di cose e post rivoluzione sempre più leader. La Lazio gioca, esprime. Si vede la mano di Baroni che, tra mille scetticismi e con massima umiltà sta mostrando a tutti di che pasta sia fatto: il campo la sua religione, cultura del lavoro, silenzio e marcia. La Lazio davanti sta diventando un cocktail sempre più intrigante, trame sempre più interessanti, batteristi messi nelle condizioni di esprimere al meglio le loro caratteristiche: continua a funzionare la doppia punta, Zaccagni ispira e Dia timbra sempre più di più, sostenendo Castellenos quel Taty che tutta Formello attende possa iniziare anche lui a finire sul tabellino dei marcatori con maggiore continuità. E nonostante i due gol presi, uno a gara sostanzialmente chiusa, molto meglio gli equilibri in fase di non possesso: nella difesa grande spirito, grande dedizione, grande attenzione. Anche perché solo così si possono espugnare campi come quelli di Torino. 3-2 a chiudere la settimana delle tre trasferte consecutive e vento in poppa: giovedì c’è il Nizza per ulteriore continuità in Europa, domenica la missione è chiudere con l’Empoli alla grande entro la sosta.
Sport
30 Settembre 2024
Giovane Lazio, bella e vincente: a Torino consacrazione e maturità?