di Marco Gubetti
CIVITAVECCHIA – Consiglio comunale fiume quello di ieri pomeriggio a Civitavecchia. Al centro della seduta straordinaria c’era il progetto della nuova provincia, Porta d’Italia. All’istituzione della nuova area vasta – come si sa – la città portuale aveva detto “sì” ad aprile scorso, con delibera dell’assemblea cittadina nell’ultimo scampolo di Amministrazione Tedesco, e poi ha invece deciso di tornare sui propri passi con l’approvazione di una delibera uguale e contraria a quella precedente, votata a luglio dalla nuovo Consiglio, a maggioranza di centrosinistra, che ha bocciato il progetto. Nel lungo pomeriggio (la seduta è finita intorno alle 21) in Aula Pucci sono intervenuti consiglieri in carica, rappresentanti di associazioni e movimenti politici, due consigliere regionali (Michela Califano e Marietta Tidei), il vicesindaco della Città Metropolitana di Roma, Pierluigi Sanna, oltre a quasi tutti i sindaci coinvolti nel progetto, ma alla fine delle cinque ore di dibattito (a tratti anche molto acceso) le posizioni sono rimaste quelle di partenza. Da parte di sinistra e Cinque Stelle resta un netto rifiuto della prospettiva Porta d’Italia, mentre il centrodestra – che ha fortemente voluto questo Consiglio comunale straordinario e aperto – ha più volte fatto appello ai colleghi della maggioranza affinché ritornino sui propri passi e provino a riconsiderare la prospettiva di un distacco dalla Città Metropolitana. “Chiediamo all’Amministrazione e ai consiglieri che la sostengono di tornare a valutare questa opportunità – ha detto Massimiliano Grasso, capogruppo di Fratelli d’Italia in assemblea -. La nuova provincia avrebbe una omogeneità territoriale difficilmente riscontrabile altrove e potrebbe contare su due asset di portata internazionale come l’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia. L’iter sta andando avanti e Civitavecchia deve essere protagonista di questo passaggio così importante”. E il punto, in fondo, è proprio questo. Perché nonostante la dura opposizione di un Pd, tetragono a qualsiasi apertura sull’argomento, la nuova provincia è ormai approdata in Parlamento, poiché, con l’approvazione del progetto da parte degli altri sei comuni partecipanti (Fiumicino, Ladispoli, Cerveteri, Santa Marinella, Tolfa e Allumiere), la maggioranza qualificata dei 4/5 della popolazione interessata c’è e Civitavecchia rischia a questo punto di restare in un isolamento che ha soltanto due prospettive. La prima è quella di doversi accodare, alla fine dell’iter parlamentare, a un progetto definito da altri (Fiumicino in testa); la seconda è quella di vedersi costretta a “chiedere asilo” alla provincia di Viterbo, dal momento che tra quello che rimarrebbe della Città Metropolitana e il territorio comunale di Civitavecchia non ci sarebbe continuità: a separarli ci sarebbe proprio la nascente Porta d’Italia. Per il momento, però, il centrosinistra civitavecchiese non sembra voler sentire ragioni, come hanno confermato nei loro interventi la consigliera Marina De Angelis e la stessa Michela Califano, per il Pd, e la consigliera Alessandra Lecis e l’assessore Enzo D’Antò, per il Movimento Cinque Stelle. Tutti alla fine hanno auspicato l’apertura di un tavolo tecnico al quale sedersi per cercare di capire, nel dettaglio, quali potrebbero essere i vantaggi e quali invece gli svantaggi di un eventuale passaggio alla nuova provincia.