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    Economia e Lavoro
    26 Ottobre 2024
    Civitavecchia, licenziamenti a Port Mobility: i sindacati chiedono un tavolo di crisi

    CIVITAVECCHIA – L’addio al carbone è sempre più vicino e la crisi morde Civitavecchia. Le difficoltà, che crescono di giorno in giorno, riguardano anche la Port Mobility. Nelle scorse settimane sono stati annunciati dall’azienda almeno 26 licenziamenti (vedi articolo linkato qui sotto) e adesso le organizzazioni sindacali scendono in campo con decisione a difesa dei lavoratori, chiedendo con forza l’apertura di un tavolo di crisi con l’Autorità Portuale e le istituzioni locali. In particolare Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, Ugl Mare, Fast e Usb esprimono la loro più ferma opposizione ai 26 licenziamenti, che colpiranno il 45% della forza lavoro impiegata nel settore Viabilità e Parcheggi del porto di Civitavecchia. Le organizzazioni sindacali fanno sapere di ritenere inaccettabile la decisone di PM, che, a loro giudizio, rappresenta un’ulteriore ferita per i lavoratori, già duramente colpiti dalle crisi precedenti con un evidente scarsa considerazione del profilo sociale dei rapporti di lavoro. «È necessario ricordare scrivono i sindacati in una lunga nota – che Port Mobility è una società di interesse generale (Sieg) retribuita dall’Adsp attraverso la riscossione dei diritti d’uso dell’infrastruttura, che ha registrato utili di 2.593.047 euro nel 2022 e di 1.117.675 euro nel 2023. Questi risultati evidenziano la capacità dell’azienda di generare profitti, con un rischio di impresa mitigato dal non doversi confrontare con il mercato, essendo concessionaria. La riduzione delle tariffe stabilita per agosto 2024 non è al momento riferibile a tutti i traffici di Logiport, e la riorganizzazione delle aree di parcheggio, prevista dai piani infrastrutturali connessi al Pnrr, era un evento atteso e prevedibile. Invece di attivare politiche di salvaguardia del lavoro, Port Mobility ha scelto la strada più facile: scaricare il peso delle sue difficoltà sui lavoratori con una procedura dal contenuto sicuramente problematico». Secondo i sindacati, inoltre, risulta ancora più grave «che questo non sia il primo tentativo di licenziamento collettivo da parte dell’azienda. Già a gennaio 2022, Port Mobility – ricordano le organizzazioni – aveva attivato una procedura di licenziamento per 26 lavoratori, a seguito della crisi causata dalla pandemia di Covid-19, che aveva ridotto significativamente le attività portuali e i flussi di traffico. Solo grazie alla pressione delle organizzazioni sindacali e al confronto con le istituzioni, quella procedura di licenziamento fu sospesa e risolta con l’attivazione della cassa integrazione straordinaria, evitando così l’esubero dei lavoratori e garantendo il loro reddito durante la fase più critica della pandemia. Oggi, a distanza di meno di tre anni, Port Mobility ripropone nuovamente un piano di riduzione del personale, senza offrire alcuna garanzia di tutela o soluzioni alternative, nonostante i precedenti dimostrino che altre vie sono possibili». I sindacati esprimono inoltre preoccupazione per la gestione attuale di Port Mobility, che sembra avere difficoltà ad affrontare le trasformazioni del porto e ad adattarsi ai cambiamenti infrastrutturali e operativi. «L’introduzione del modello “pay-per-use”, con tariffe variabili, ha sicuramente influito sull’equilibrio economico della società scrivono ancora i rappresentanti dei lavoratori -, ma è importante considerare che ci sono opportunità di pianificazione strategica da esplorare. La società presenta un forte squilibrio, per essere una società di interesse generale, dei livelli retributivi e del rapporto numerico tra Cda dirigenti e quadri con il resto degli operatori. Il trasferimento delle operazioni della compagnia Grimaldi alle banchine private ha ridotto i volumi di lavoro, e sarebbe utile che Port Mobility considerasse investimenti in piani di riconversione e riqualificazione del personale. Una visione a lungo termine potrebbe infatti favorire non solo i lavoratori, ma anche l’intero ecosistema portuale. Da tempo arieggiavano le preoccupazioni per questa fase. Se l’azienda avesse anticipatamente affrontato il problema con le organizzazioni sindacali avremmo sicuramente trovato delle soluzioni alternative per mitigare il problema». «Non possiamo accettare che la gestione aziendale dei problemi si riduca sistematicamente all’eliminazione dei lavoratori – concludono Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, Ugl Mare, Fast e Usb – esistono alternative: dalla riattivazione degli ammortizzatori sociali, come già avvenuto nel 2022, fino alla redistribuzione degli incarichi all’interno della società, passando per piani di formazione e riconversione. È inaccettabile che l’azienda si rifiuti di esplorare tali opzioni e preferisca procedere direttamente con il licenziamento, senza alcuna considerazione per le ricadute sociali di queste scelte». Le organizzazioni sindacali ribadiscono la loro intenzione di opporsi fermamente a qualsiasi piano di licenziamento e di continuare a lottare per la difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori. Se le istituzioni e l’azienda non interverranno per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, i sindacati sono pronti a mettere in campo tutte le azioni necessarie, inclusa la mobilitazione e lo sciopero.