La vittoria sul Torino, seppur di misura e con la stessa deludente e mesta matrice dei tre punti ottenuti una settimana prima in Europa con la Dinamo di Kiev prima della disfatta di Firenze, ha momentaneamente salvato la panchina di Juric. Ma certamente la prestazione offerta può al massimo esser definitiva nel lessico calcistico “scaccia-crisi”, non di più. La Roma in quella che si respira resti una pura transizione, quella Juric, ha nuovamente vinco ma non convinto. Ecco perché vanno registrati progressi immediati, sotto tanti altri punti di vista. Sotto l’aspetto della prestazione. La Roma deve stupire. Pur con un sistema di gioco, quel 3421 storicamente legati ai principi del tecnico croato, che continua a non calzare o quantomeno non sembra adatto agli interpreti. I quinti che vanno al cross faticano e non poco, Celik e Zalewski criticatissimi. Per aumentare il palleggio, in attesa di recuperare il miglior Pellegrini che Juric vede sulla trequarti, si scalda Le Fee, ma in questo sistema inutile prenderci in giro serve recuperare El Shaarawy. E domani un’altra trasferta ostica, insidiosa, un campo storicamente complicatissimo per la tradizione giallorossa. Un’altra sfida al passato per Juric, un altro passato che come il Toro sfiderà il suo futuro giallorosso: Bentegodi, Verona, appuntamento domani alle 18. L’Hellas, soprattutto dopo lo scontro diretto perso a Lecce, ha bisogno di tornare a fare punti salvezza. Nei giallorossi tiene ancora banco il dubbio Dovbyk, ma in conferenza Juric ha lasciato aperto tutti gli spiragli: dipende dalla rifinitura, ma soltando domani scioglierà dubbi. In ogni caso, più che Shumurodov, pronto ancora l’attacco leggero: falsi nueve senza dar punti di riferimento, Baldanzi e Dybala.
Sport
2 Novembre 2024
Incertezze AS Roma, Juric naviga a vista: domani Verona, ancora dubbio Dovbyk