Una Roma fatiscente quella di ciò che da mesi abbiamo giornalisticamente definito, esperienza e contesti alla mano, in piena transizione. Perché Ivan Juric, scelto per sorprendentemente legame a qualche agente o procuratore in questo caso evidentemente Beppe Riso, altro non può essere. Dopo un mercato allestito da giovincello Ghisolfi per innesti a cui forse vecchio mourinhano ciclo non fosse ancora pronto, ha pagato Daniele De Rossi tecnico e bandiera a cui erano stati garantiti progetto e tre anni di contratto. Senza tornare sul recente passato il resto è storia, la conoscete. Ed in questi mesi, con Juric solo e probabilmente inadatto a contesto di una proprietà oltreoceano ed una società totalmente inesistente, i risultati hanno rasentato mestizia riflettente un calcio privo di idee e fatto di scelte tecniche che non pagano e fin qui non potevano mai pagare. Un 3421 coi quinti, soprattutto con quei quinti, che non funziona e non ha mai funzionato. Fa discutere l’esclusione di Hummels a maggior ragione stasera, scelto addirittura Cristante centrale al suo posto, scelte queste sì, francamente scellerate. Se qualche volta in un sistema e principi latitanti qualcosina soprattutto per reazione all’inizio sembrava essersi visto, la Roma di Juric s’è spenta subito col passare delle settimane. Due vittorie di misura con prestazioni scarne a cavallo tra Dinamo e Torino, preludio di disfatte o clamorosi crolli come Firenze o Verona. E anche in Belgio la Roma ha riflesso predicano nominale e verbo essere: ciò che è. Ben poco. Uno a uno anche contro la piccola matricola dell’Union Saint Gilloise, che prende un punticino in rimonta con Mc Allister su dormita difensiva a rovinare una partita sbloccata da leader Mancini. Nonostante la solita fedele cornice di pubblico del popolo romanista sfidante chilometri e freddo, non sono arrivati tre punti nemmeno contro avversari di questo livello, francamente più che abbordabile. Freddo, gelo e un misero punticino. Il secondo per i piccoli belgi, il quinto per una Roma che ha bisogno sì di una svolta se vuole ambire almeno ai sedicesimi. Nei mesti meandri di metà classifica in campionato ed in Europa League. Turnover colpevolmente troppo ampio e scelte sbagliate anche stasera, ma oltre prestazione di squadra vanno sottolineate anche quelle individuali, pesantemente sotto livello, rientrante El Shaarawy su tutti. Tutto negativo, insomma. Negatività che riflette Juric. Uomo solo al “comando”, tecnico croato che a fine gara mostrerà stavolta volto spento, arreso. Nemmeno la rabbia di Firenze, nemmeno quegli spunti positivi che intravedeva forse solo lui: “Partita non brillantissima – spiegherà ne post gara alle telecamere di Sky Sport – Il secondo tempo è partito bene, ma non siamo riusciti a vincere la partita. Il calcio è così, quando commetti errori individuali paghi. Dispiace per i ragazzi che stanno mettendo cuore e anima ma non basta, nel calcio accadono questi episodi. In questo momento è così: non riusciamo a casa partite toste e sporche che le grandi squadre devono saper portare a casa. Paghiamo la negatività che c’è intorno, negatività naturale visto che i risultati non arrivano. resiliente, forte, andar oltre per uscire da questa situazione. La società forse assente? Ho lasciato correre ogni chiacchiera esterna, sono un allenatore che deve allenare la squadra e questo ho fatto”. E adesso Bologna, in gran momento di forma tra l’altro in campionato, prima della sosta. Una sosta, un’altra, stavolta tremendamente incombente. Una sosta potenzialmente fatale per Ivan Juric. In tanti cambiano l’ennesimo ribaltone di una stagione fin qui paradossale. La piazza s’aspetta uno scossone. Stavolta, se pagherà Juric, argomenti alla mano inevitabile.
Sport
7 Novembre 2024
Mesta Roma Juric: altra malinconica delusione, in Belgio soltanto fatiscente punticino