VITERBO – Prosegue spedito il progetto Oltre la Pietra, ovvero la digitalizzazione e l’analisi delle strutture storiche della città di Viterbo guidato da ArcheoAres e che ora si concentrerà nella riscoperta del Palazzo di Federico II.
La nuova fase dei lavori, presentata stamattina in conferenza stampa, permetterà di gettare luce su una parentesi della Storia viterbese che generalmente è poco attenzionata dalla massa. La dualità, che vede la Città dei Papi confrontata con il suo passato “imperiale” è, infatti, un qualcosa di poco noto agli stessi viterbesi e il progetto permetterà di incrementare incredibilmente la cultura sull’argomento e sviluppare ulteriormente il turismo.
“L’obiettivo – come ha sottolineato il vicesindaco Alfonso Antoniozzi – resta quello di mettere in salvaguardia e creare una copia digitale perpetua del nostro immenso patrimonio storico. Un progetto fondamentale per avere una lettura della nostra città e creare una memoria per le generazioni future”.
Accanto a lui, gli altri rappresentanti del progetto: il capofila ArcheoAres, la Curia Vescovile, l’Unitus e il Digilab de La Sapienza.
“Nel medioevo la pietra non era solo pietra ma espressione di una identità e di ciò che si credeva, non solo in ambito della fede – ha argomentato Don Massimiliano Balsi – La pietra serviva per rimandare a qualcosa di più grande. Questa iniziativa ci aiuterà a leggere ciò che ci è stato consegnato. Difficilmente quando si osserva un quadro sappiamo cosa significano quei colori o quei tratti. Per questo ritengo importante la riscoperta del Palazzo di Federico II. Lui era lo Stupor Mundi, una persona non solo potente, ma anche aperta mentalmente. A Viterbo è ricordato quasi esclusivamente per lo scontro con Santa Rosa, ma c’è molto di più. Dobbiamo approfondire la conoscenza, Santa Rosa e Federico II sono sicuro che potranno parlarci a 360° di un incontro tra diverse realtà della nostra città, utile per costruire qualcosa che resta e analizzarci nel profondo come viterbesi. Potremo crescere culturalmente, andando oltre l’immaginario e ‘oltre la pietra’”.
A fargli eco, sottolineando l’importanza di “Oltre la Pietra”, anche l’archeologo e docente Unitus Giuseppe Romagnoli. “La vasta area urbana di Viterbo è ancora sconosciuta e questo progetto potrà gettare luce su un’altra importante parentesi di storia medievale della città – ha spiegato ai presenti – Non sono viterbese, ma sono qui da 30 anni e nonostante io conosca la città quasi pietra per pietra, ritengono che questo centro abbia ancora tanto da offrire. Si tratta di uno dei centri medievali meglio conservati in assoluto. Un patrimonio che in gran parte attende ancora di essere esplorato. L’emblema di questo è rappresentato proprio dal Palazzo di Federico II. Molti nemmeno sanno della sua esistenza e della sua ubicazione. Dal 1243 in costruzione, ma dalla breve vita, demolito poco dopo il 1250 e successivamente sostituito da altre strutture, come l’attuale Santuario di Santa Rosa. Sappiamo poco oltre questo e da qui partiremo per scoprirne di più attraverso nuove tecnologie”.
A entrare ancora di più nello specifico del progetto e sui possibili, interessantissimi, risvolti per turismo e per la città in generale, Gianpaolo Serone, socio fondatore di ArcheoAres. “Oltre la Pietra, come tutte le cose belle nasce per caso, nello specifico da un dialogo casuale con il mio amico e collega Saverio Malatesta, del centro interdipartimentale di Ricerca DigiLab della Sapienza. Curia e amministrazione di Viterbo hanno subito compreso l’importanza di questo progetto e ci hanno supportato – ha ricordato – Oltre la Pietra ha una grande ambizione e il Palazzo di Federico II non sarà di certo l’ultima location che sarà esplorata. Cercheremo, anzi, palazzi anche più antichi, forse appartenuti ai predecessori di Federico, come il Barbarossa.
Viterbo comincia a essere percepita come una città dalla quale partono iniziative che possono essere decuplicate sul suolo nazionale. Siamo orgogliosi di questo”.
Se da una parte si parla di Impero e imperatori, dall’altra però non si può dimenticare Santa Rosa, come ha poi aggiunto il presidente del Sodalizio dei Facchini Massimo Mecarini. “Parafrasando il marchese del Grillo: un pochettino con Federico II ce l’abbiamo. Ma scherzi a parte, non posso che ringraziare per questo progetto perché da esso è nato lo spinoff Vicino Rosa, che grazie alla realtà virtuale ha permesso a molti di vivere in prima persona il trasporto della macchina di Santa Rosa, un’esperienza davvero unica ed enormemente emozionante. Parteciperemo con tutte le nostre possibilità, coinvolgendo per quanto possibile la Rete delle macchine a spalla e l’Unesco. Potrebbe essere il momento per Viterbo di aderire alla rete delle Città federiciane, occasione per dare ancora maggiore importanza a livello turistico alla città”.
Quella delle possibili fruizioni di Oltre la Pietra in realtà virtuale, così come è stato fatto per il Trasporto della Macchina di Santa Rosa, non è che una delle tantissime possibilità “turistiche” che potrebbero essere sfruttate grazie al progetto. Entrare all’interno di un Palazzo storico non più esistente e apprendere la Storia “dal vivo” potrebbe di certo essere un’idea interessante, in primis se collegata anche alle scuole.
L’inserimento di Viterbo, poi, nella rete delle Città federiciane, che collegano una serie di luoghi dall’incredibile valore storico in tutto Europa al passato imperiale dell’Imperatore Federico Ruggero di Hohenstaufen, il cosiddetto “Stupor Mundi”, sarebbe quel fondamentale tassello per esportare ancora di più il nome di Viterbo in Europa e nel mondo, attirando l’interesse di un turismo storico-culturale particolarmente importante e redditizio.
“La riscoperta del Palazzo di Federico II rappresenta un’opportunità unica per ampliare la comprensione della storia urbanistica della città – ha poi concluso Serone – L’area dove sorgeva, che è a cavallo delle mura storiche di Viterbo e del Santuario di Santa Rosa, era molto grande e impegnava il territorio di circa un quartiere intero. Cercheremo di collegare, non solo virtualmente, il “potere papale” del Palazzo dei papi con quello imperiale. I tempi sono ovviamente lunghi, ma abbiamo già effettuato una fase di analisi. Il Palazzo potrebbe continuare all’interno dell’attuale quartiere della Crocetta, ma intanto cercheremo di stabilire, attraverso moderne tecnologie, il suo perimetro”.