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    18 Novembre 2024
    Nazionale azzurra, l’editoriale: battuta d’arresto, sì, ma la strada resta quella giusta

    Un finale d’annata amaro. Decisamente amaro. Un’annata negativa, la prima completa della nuova Italia spallettiana. Ma si sapeva già, ne eravamo perfettamente consapevoli: il percorso di ricostruzione, post fallimento qualificazione Qatar 2022 e desolante kermesse d’Euro 2024, sarebbe stato lungo, tortuoso, complicato. Spalletti lo sa e lo affronta a petto in fuori, spalle le larghe, le stesse di decenni di esperienza, successi e intuizioni geniali: una delle menti più forti del nostro calcio, per questo Gravina gli ha conferito carica e missione, quella più importante, progetto triennale a ricostruire nazionale, movimento azzurro e riportar l’Italia a giocar una fase finale di un Mondiale, qualcosa che manca ormai dal 2014. La storica vittoria di Parigi, 69 anni dopo, aveva riavvicinato e riconquistato cuore e fiducia del popolo tricolore; non sarebbe stato agevole, post Svizzera in Germania. Luciano confermatissimo, scelte più forti e cambio di direzione, il gruppo s’è guardato negli occhi e l’Italia è ripartita. Ieri sera, però, all’ultima del gruppo 2 di Lega A, la battuta d’arresto. Poteva succedere. La rivincita transalpina con lo stesso punteggio del Parco dei Principi, stavolta tre a uno per i galletti, significa secondo posto all’ultima gara e delusione al popolo di San Siro. Che fa male, inevitabilmente. Ma resta accesso ai quarti di Nations in cassaforte, posizione che permetterà agli azzurri di esser teste di serie al sorteggio per i gironi di qualificazione direzione America 2026: quel che contava di più. La sconfitta è arrivata per ingenuità, dove una squadra negli ultimi anni per generazione più forte ha saputo sfruttare l’arma sulla quale resta indiscutibilmente migliore: la fisicità. Ingenuità per nulla piaciute a Coverciano: doppietta di Rabiot in fotocopia, due gol di testa su corner. Ma stavolta qualche passo indietro anche a livello d’espressione: Retegui evanescente, incursori Barella e Frattesi insufficienti, Buongiorno fallisce la prova del nove e positive solo le solite catene Dimarco e Cambiaso ormai realtà. Kean e Raspadori entrano troppo tardi, Rovella già meglio di Locatelli. Insomma, c’è da riflettere. C’è da aggiustare. Ma la strada resta quella giusta. I difetti espressi ieri sono migliorabili, curabili, risolvibili. L’Italia ha finalmente intrapreso il percorso giusto, anche se addetti e copertine suggerirebbero il contrario vittime affogate nel risultato di ieri. La Francia ha calciatori strutturalmente e generazionalmente più forti, l’Italia deve arrivare da squadra, d’identità, di idea. Una battuta d’arresto dunque, preventivabile. Ma la seconda parte dell’annata è stata chiave, è stata quella in cui Spalletti ha tracciato il solco. Quello giusto. Indipendentemente da ieri, stavolta esame più brusco del risultato che forse i più ottimismi s’aspettavano. Adesso arrivederci al 2025. L’anno tra la svolta 2024 (risorger da ceneri, ndr) e il grande obiettivo da raggiungere, America 2026. Un anno in cui si dovrà seminare, tra Nations e soprattutto qualificazioni, quel da raccogliere. Il grande obiettivo. Lì è diretto. E quantomeno qui, in questa sede ed in queste righe, dal carro spallettiano proprio no, non vogliamo scendere. E non scenderemo.