di Simona Tenentini
VITERBO -Fuori dal teatro San Leonardo dalle 17 alle 20 solo per scattare una foto e rientrare a Terni.
E’ solo una delle tante piccole follie che sono andate in scena iera sera, a Viterbo, per l’atteso arrivo di Claudio Amendola.
Tantissime le persone assiepate all’ingresso e centinaia le foto scattate, le battute, le pacche sulle spalle.
Amendola, un sorriso per tutti, non si è di certo tirato indietro di fronte a questo “assalto” pacifico, trasformando la presentazione del suo libro, moderato dal direttore di Ombre Festival, Alessandro Maurizi, in un viaggio collettivo dalle atmosfere surreali in cui due dei protagonisti, la mamma ed il fratello, sono in sala, in prima fila, insieme alla figlia ed ai nipoti.
Tutto parte dal titolo: “ma non dovevate andà a Londra?”. L’interrogativo, più che lecito, è quello di Ferruccio Amendola, attore e doppiatore padre di Claudio, alla notizia che la moglie, Rita Savagnone, grandissima doppiatrice anche lei, ha deciso, invece, di portare entrambi i figli alla scoperta della realtà oltrecortina, in un viaggio di formazione tra le città simbolo del socialismo Jugoslavia, Romania, Bulgaria.
Ecco quindi che nel 1974 Claudio, undici anni, ed il fratello Federico, partono per un lungo viaggio che assume, ben presto, le sembianze di un sogno, un pò come tutta la mia vita – spiega l’attore – trascorsa con un’unica costante comune: la ricerca del bello alla quale mia mamma ci ha abituati sin da piccoli e che diventa quasi una filosofia di vita.
Noi siamo stati abituati, sin da piccoli, a serate trascorse con Giorgio Gaber o Claudio Abbado, abbiamo fatto il catechismo al Vaticano e la Comunione nella chiesa degli Artisti, la stessa dove abbiamo celebrato il funerale di papà.
Siamo stati educati alla bellezza e questo approccio ritorna sempre nel modo di affrontare la vita.”
“In realtà – celia Amendola in conclusione di serata – il viaggio nel ’74 era per scappare dalla vittoria dello scudetto della Lazio”.
Infine la chiusura con l’annuncio del prossimo avvio delle riprese de “I Cesaroni” per la quale dice: “Sono estremamente contento anche se mi cago addosso!”
La serata di ieri è stata la tappa conclusiva del Festival culturale dell’area etrusco cimina, organizzato dal Sisc, e nello specifico dal presidente della comunità montana Eugenio Stelliferi e da Gaetano Carramusa della Carramusa Group in sinergie con Ombre Festival.