VITERBO – Sabato 30 novembre, presso la sede del Rotary club di Viterbo, si è tenuto un incontro approfondito sul tema della violenza contro le donne, curato e dalla presidente del Rotary Rosita Ponticiello e dalla presidente del Rotaract Federica Critelli, in cui è emersa collaborazione e partecipazione nelle finalità e negli intenti.
Dopo il saluto alle bandiere la presidente ha introdotto gli illustri ospiti al dialogo con i convenuti dando la parola alla dottoressa Paola Conti, Sostituto procuratore della Repubblica. La dottoressa ha messo in evidenza l’enorme richiesta di casi che esistono, nella provincia, inerenti la violenza di genere: “Sul tavolo del magistrato arrivano una enorme quantità di denunce – ha detto – 5 magistrati su 7 si occupano di violenza di genere. Richiedere la misura della pena che sia a vantaggio della vittima, che spesso viene presa in carico dai servizi sociali, non è semplice per le implicazioni che i casi evidenziano: la perdita del lavoro, i bambini le cure e l’abbandono dai familiari determinano lo stato psicologico delle donne violentate. Il reato di violenza verbale e di violenza economica non vengono denunciati quasi mai principalmente per vergogna da parte delle donne che devono ammettere l’insuccesso della loro relazione. E’ auspicabile farsi aiutare da un avvocato perché l’assistenza legale in questi casi è gratuita – ha continuato il Sostituto Paola Conti – le donne non riescono a concludere il processo giudiziario perché spesso ritrattano e si fanno influenzare dalla richiesta di perdono o dalla promessa di cambiamento di vita del partner. Forze dell’ordine, Procura, Asl e centri antiviolenza svolgono oggi un ruolo determinante su Viterbo e provincia”.
Marta Nori, responsabile del centro antiviolenza Penelope, ha sottolineato che “i centri antiviolenza agiscono in diverse fasi nella richiesta di sostegno, questo di Viterbo nasce nel 2021 e ha in carico 280 donne che si domandano: adesso che faccio? E’ anche colpa mia!
Queste sono le due domande che ricorrono nelle donne che richiedono aiuto. Nella fase emergenziale c’è una coordinamento enorme da sviluappare per attivare il soccorso con le reti di protezione lontane dalla loro residenza. Con le difficoltà pratiche del caso: documenti, inserimento scolastico dei bambini, ricerca di lavoro e di protezione. Bisogna attivare – conclude Marta Nori – una rete di prevenzione nelle scuole fin dalla media inferiore soprattutto attraverso il controllo dei telefonini”,”Il 26 novembre è entrata in vigore la legge che tutela le donna in caso di violenza”, ha sottolineato la presidente del Rotary Rosita Ponticiello, dando poi la parola alla nuova relatrice Barbara Longo, direttrice dell’Uoc psicologia della Asl di Viterbo, che ha affermato che ”la violenza é comunque solitudine, solitudine che un padre violento riversa sull’educazione dei figli, sulla madre e su tutte le relazioni che lo circondano. Le forme di violenza, rese ancora più gravi dall’assenza di senso, sono oggi il segnale di uno svuotamento di valori del riconoscimento e rispetto dell’altro, valori che non sono transitati e che non hanno trovato terreno dove poter attecchire e germogliare. Chi cresce in un contesto di violenza domestica osserva il comportamento violento delle figure adulte di riferimento e può fare propri modelli relazionali distorti, arrivando a maturarel’idea che la violenza sia il mezzo per esercitare il proprio potere e ottenere ciò che si vuole – continua la dottoressa Barbara Longo -; in un contesta violento, dunque, l’educazione sentimentale è in genere impregnata di stereotipi di genere connotati da svalutazione della figura materna e da disprezzo verso le donne ma anche verso gli uomini che a tali stereotipi sembrano non adeguarsi”.
La psicologa ha concluso il suo intervento chiarendo che “non esiste un target di maschio violento come pure un target di donna da violentare solo che, quando si incontrano queste caratteristiche, il narcisista prevale. Dobbiamo produrre un vero e proprio vademecum per questi giovani adolescenti per trasformare il loro presente in un futuro senza violenza”.Infine la presidente del Rotery Rosita Ponticiello ha passato la parola alla storica dell’arte Valentina Berneschi che ha fatto un excursus storico sulla considerazione della donna in passato. “In un mondo invaso ancora di retaggi patriarcali – ha detto Valentina Berneschi – é una realtà che coinvolge tutti e tutte di ogni ceto sociale. Approfondire le nostre origini ci aiuta a comprendere la costruzione odierna della donna che, nell’antica Grecia, era considerata come un corpo cavo pensato per essere riempito, per mettere al mondo almeno un figlio maschio. Era una concezione basata sulla predilezione del maschio perfetto nei confronti delle femmine. Nel De Cameron, Boccaccio scrive riferendosi alle donne nel 1300 scrivendo “Elle sono men forti del maschio” e spesso era necessario anche picchiarle per convincerle che “lo fai per il proprio bene!”.
“Ancora nei Promessi Sposi la monaca di Monza – ha detto ancora Berneschi – veniva privata della sua scelta di vita e, per questo, punita. Un altro caso rappresentato è quello di Santa Giacinta Marescotti che, da Vignanello, viene messa nel monastero di Piazza della morte a Viterbo perché il ragazzo di cui era innamorata avrebbe dovuto sposare la sorella, secondo i progetti del padre. Nel Medioevo per le donne era peccato truccarsi ma, siccome molte di loro erano anche curiose e studiose, si informavano sui principi delle erbe facendo delle creme antirughe”.
Nell’ultima parte del suo discorso Valentina Berneschi ha ricordato come “Galiana nel 1200 é un esempio di femminicidio viterbese: non cede alla corte del prefetto di Roma e per questo verrà uccisa. Per non parlare delle donne che, in una lunga fase del Medioevo, venivano considerate streghe e perciò portatrici di malefici e dunque uccise. I comportamenti di oggi nei riguardi delle donne sono il riflesso di un passato di sottomissione, persecuzione e soprattutto di abusi”.Il convegno si è concluso con la lettura, da parte della presidente del Rotaract, della poesia “Se domani tocca a me “ di Cristina Torre Caceres, evidenziando la collaborazione concreta che c’è tra Rotary e Rotaract nelle iniziative e l’incisivit° che l’azione rotariana ha sul territorio anche su questi temi.