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    Cronaca
    3 Dicembre 2024
    Acquapendente – Fotovoltaico, Brenci: “Comunisti acquesiani corrono ai ripari, ma è ormai troppo tardi”
    L'ultimo consiglio comunale è stato animato dalle esternazioni del consigliere, che ha scoperto le carte dell'amministrazione

    ACQUAPENDENTE – Nel corso dell’ultimo consiglio comunale cittadino, il consigliere d’opposizione Alessandro Brenci (Fdi) ha posto l’accento sulla questione fotovoltaico e gestione del territorio naturale di Acquapendente, accusando l’amministrazione e “I Comunisti acquesiani” di “voler correre ai ripari sullo scempio che succederà nei nostri terreni agricoli”.

    Per il consigliere, tuttavia, “è ormai troppo tardi”. Il suddetto consiglio è stato animato dalle stesse dichiarazioni di Brenci che ha votato favorevole per non dare modo alla maggioranza di fare polemiche, ma che allo stesso tempo ha colto l’occasione per togliersi i sassolini dalla scarpa facendo un intervento dettagliato di come sono andate le cose.

    “Nell’ultimo decennio la provincia di Viterbo è stata interessata da una massiccia proliferazione di impianti di energie rinnovabili – ha ricordato Brenci – in particolare impianti fotovoltaici ed eolici. Attualmente, gli impianti attivi nella Tuscia sono 69, pari al 78% di quelli presenti in tutto il Lazio. Il restante 22% è diviso tra il resto delle province. Uno dei temi connessi è il consumo di suolo, in particolare quello agricolo: gli ettari di terreno destinati ad ospitare pannelli e pale eoliche sono circa 4mila. La situazione ha assunto un peso ancor più importante tra il 2018 e il 2022, arco temporale in cui l’amministrazione regionale guidata da Zingaretti ha accolto ben 92 istanze sulle 92 presentate per il Viterbese: il 100% delle richieste pervenute senza nemmeno una bocciatura”.

    “Pertanto – ha proseguito Brenci – l’evidente sproporzione della distribuzione degli impianti FER (Viterbo 78%), citata nelle premesse della delibera, va ricondotta alla responsabilità e inerzia della precedente amministrazione regionale. Per porre un argine a questa circostanza, unicum a livello nazionale, l’amministrazione regionale del presidente Rocca ha provveduto di fatto, con la delibera 171/2023, a limitare la realizzazione di nuovi impianti nella Tuscia, prevedendo l’avvio prioritario ad istanze da realizzarsi in aree idonee ai sensi dell’articolo 20 comma 8 d.ls. 199/2021 (che dettava criteri provvisori nelle more del successivo decreto attuativo, che sarà poi il DM aree idonee 22 Giugno 2024) e stabilendo un criterio di proporzionalità e sussidiarietà tra province. Stando agli atti, infatti, l’unico ente che sin da subito si è speso a favore di un maggiore controllo sulle richieste di installazioni sia fotovoltaiche che eoliche è stata l’amministrazione regionale in carica dal febbraio 2023, che al suo insediamento ha emanato un’apposita delibera volta a tutelare il territorio provinciale dalla proliferazione di nuovi impianti. Naturalmente la delibera non è retroattiva, dunque i progetti approvati precedentemente – salvo azioni legali – proseguiranno il loro iter fino al completamento. Si può affermare, quindi, che sia stata proprio la Regione Lazio, con la delibera 171/23, ad impartire una decisiva inversione di rotta. Non solo la regione ma anche il governo con il decreto legge del 15 maggio 2024 e il DM aree idonee del 21 giugno 2024”.

    “Possiamo concludere dicendo che la delibera del comune non prevede nulla di innovativo e si limita a dare un indirizzo alla regione che quest’ultima già ha dimostrato concretamente di attuare”, conclude il consigliere d’opposizione.

    A seguito del suo intervento, il primo cittadino ha provato a buttarla “in caciara” per non dare la colpa a Zingaretti, attaccando inoltre il consigliere regionale Daniele Sabatini sull’accorpamento della Riserva naturale di Monte Rufeno e la Riserva del Lamone. Un punto che non era all’ordine del giorno, come fatto notare ai presenti dallo stesso Brenci, e che al consiglio comunale precedente la sindaca aveva presentato come “Comunicazioni del Sindaco”.