Adesso sì. Adesso forse sì. Il salto di qualità, l’ennesimo, l’ultimo, quello propedeutico per lottare fino alla fine per il massimo traguardo nei confini nazionali.. forse è stato realizzato davvero. L’Atalanta vince partite pure all’ultimo respiro, quelle piene d’equilibrio, quelle in cui come fanno le grandi devi saper leggere e gestire bene i propri momenti specifici. Ma non solo vittorie sporche, già per loro sintomi di mentalità vincente. Dopo vittorie su campi prestigiosi come Roma e soprattutto Napoli infatti arriva un altro successo mediatico: battuta un’altra grande come il Milan, pazienza che paga ancora e alla fine la spunta su palla inattiva (altro, ennesimo, sintomo di grande squadra) la deviazione sul secondo palo di Lookman che beffa 2-1 i rossoneri per una Bergamo in estasi che festeggia la nona domestica sinfonia consecutiva. In apertura l’ex CDK (polemiche milaniste per presunta torre fallosa su Theo), pareggia ancora l’uomo delle grandi sfide Alvaro Morata; ma nella ripresa i rossoneri escono e stavolta diventano troppo rinunciatari, aspetto che piacerà assai poco a Fonseca, rinunce che non possono esser giustificate soltanto dall’infortunio muscolare che ha colpito un tassello determinante come Pulisic al tramonto del primo tempo. Il Milan esce forse definitivamente dalla lotta Scudetto ma, per quanto siamo solo a dicembre, diventa potenzialmente più complicato di quanto previsto adesso puntare agli stessi piazzamenti Champions, obiettivo minimo ad inizio stagione. L’Atalanta invece vola dunque in testa alla classifica a pari punti in questo caso 32 del Napoli di Conte, domenica chiamato a reagire al Maradona con la Lazio. A 31, in scia e con una gara in meno, c’è naturalmente anche l’Inter che, più fresca e riposata, scatena il suo calcio dominante nel gelo di San Siro abbattendo tre a uno il Parma in una gara che finisce con un punteggio che non rispecchia il dominio nerazzurro: almeno tredici palle gol nitide, a segno Dimarco con Barella e Thuram; splendido Miky che invecchia come il buon vino e continua a panchinare se sta bene gente come Zielinsky e Barella; unica nota forse stonata capitan Lautaro ancora sfortunatissimo sotto porta. Se il Napoli non dovesse vincere con la Lazio, i nerazzurri sarebbero comunque padroni del loro destino per riacquisire il primato da veri campioni d’Italia: devono chiaramente ancora recuperare la gara di Firenze. Sabato in programma tre gare: apre Genoa-Torino, poi Juve-Bologna, quindi la sera riflettori sull’Olimpico per Roma-Lecce. Ranieri e giallorossi per sterzare: con quella classifica non si scherza più.
Sport
6 Dicembre 2024
Sogni d’oro, Atalanta: nona sinfonia all’ultimo respiro, battuto pure il Milan