SAN CASCIANO DEI BAGNI – Nuove straordinarie scoperte a San Casciano, nel Bagno Grande, un antico santuario etrusco-romano. Ancora statue, monete, gioielli che riemergono dal fango, tanto da stupire anche gli archeologi al lavoro: “Sorpresa infinita”.
Due scintillanti corone, gioielli, casse di rilucenti monete, statue di bronzo, e l’oro, ultima sorpresa riemersa.
Tra le ultime meraviglie, una statua bronzea raffigurante un bambino con una palla, serpenti in bronzo, e persino uova perfettamente conservate.
Gli straordinari ritrovamenti sono stati presentati il 3 dicembre dagli archeologi insieme al ministro della Cultura Giuli e al capo del dipartimento archeologia Luigi La Rocca che si sono ritrovati nell’ultimo scavo, un mare di serpi forgiate nel bronzo tra le quali spicca, maestoso e monumentale, un esemplare lungo quasi un metro, proprio come le splendide statue che già hanno fatto conoscere nel mondo il sito toscano.
Tra le offerte restituite dal fango sono comparse le ninfe -un esemplare in bronzo e un’iscrizione- oltre a tantissime uova di gallina in alcuni casi incredibilmente integre. E poi monete, oltre 10mila, ammassate come se fossero state immerse in grandi contenitori che nei secoli si sono però dissolti. Le corone d’oro, una integra in forma di tenia, l’altra in frammenti, sono state tra le novità, così come un anello con l’ambra e altri gioielli. Ma sono ancora una volta le statue e le teste in bronzo a colpire al cuore, con la raffinatezza della loro fattura e il carico di vita che le accompagna, le iscrizioni in etrusco o in latino come messaggi in bottiglia da un mondo lontano millenni.
Tra le tante – sono quattro quelle più grandi- sorprende il tronco tagliato a metà di un corpo maschile offerto alla fonte da un certo Gaio Roscio, vissuto nel I secolo a.C. Un tipo di offerta, premette Tabolli, che ha dietro di sé una lunga tradizione: “Si offriva la parte risanata”, spiega. A stupire, piuttosto, è la qualità altissima del manufatto, un modello che si ispira addirittura ad Alessandro Magno. Eppure, se il mezzo corpo di Gaio Roscio strabilia, quella che forse intenerisce di più è la statua, forgiata nel II sec. a.C, di un bimbo ritratto in piedi con la sua vestina: nella mano tiene una palla che l’artigiano ha riprodotto in maniera impeccabile riportando nel bronzo persino le sottili cuciture. E che incredibilmente si muove, oggi come più di 2mila anni fa, ruotando sul palmo. Inutile cercare la storia di questo bimbetto perché anche lui, come il serpente, sembra legato alla divinazione: “Bambini che avevano il ruolo di piccoli auguri”, spiegano, indicando il braccialetto, guarda caso proprio a forma di serpente che ne avvolge il piccolo polso. E poi l’iscrizione sulla gambetta, che cita per la prima volta la città stato etrusca di Cleusi, l’attuale Chiusi. Una statua che di sicuro aveva un ruolo importante, tanto che la corona d’oro, ipotizzano, potrebbe essere appartenuta proprio a lui. Difficile affermarlo ora, anche se, in contemporanea con i restauri, specialisti di tutto il mondo sono già impegnati a studiare ogni aspetto dei nuovi ritrovamenti.
In estate si riprenderà a scavare, mentre si lavora per dare vita al Parco Archeologico Termale, al Museo e all’Hub internazionale di ricerca che dovranno rendere possibile a tutti dalla fine del 2026 il godere di tanta meraviglia.