(Adnkronos) – “Le neuroscienze sono paradigmatiche del modello di sviluppo che sta vivendo la farmaceutica e dei bisogni che il settore ha per adeguarsi al mondo che cambia. Credo sia molto importante valorizzare il ruolo dei corpi intermedi, ovvero le associazioni industriali e le organizzazioni sul territorio, per la costruzione di una struttura di welfare di prossimità e lavorare con le Istituzioni, come sta avvenendo da anni, per trovare nuove modalità organizzative per favorire l’arrivo e un migliore utilizzo dei prodotti. Abbiamo avuto da pochissimi giorni il dato sulla pipeline dei prodotti nel mondo e penso che conoscere cosa sta arrivando e metterlo in condivisione con le Istituzioni e con gli attori sociali interessati sia un ottimo punto da cui partire”. Lo ha detto Carlo Riccini, vicedirettore generale di Farmindustria e direttore Centro studi Farmindustria, intervenendo al convegno ‘La salute parte dal cervello. Le neuroscienze in Italia: passato, presente e futuro”, un incontro organizzato a Roma dalla biofarmaceutica danese Lundbeck, specializzata nelle neuroscienze, che celebra così il 30esimo anniversario di attività e impegno nel nostro Paese.
“I dati di domanda, a livello internazionale, di tutte le patologie legate ai disturbi mentali e al sistema nervoso centrale – spiega Riccini – indicano che sono tra le prime 3 aree dopo oncologia, diabete e obesità. Dal lato dell’offerta le neuroscienze sono la seconda area per ricerca nel mondo dopo l’oncologia, e vedono un mix di tecnologie molto evoluto, come le small molecules e i farmaci biologici o le terapie digitali, che trovano la principale area di applicazione proprio nelle neuroscienze. Dati molto importanti perché ci trasmettono l’idea di un settore proiettato al futuro”.
Per quanto riguarda le neuroscienze – aggiunge – c’è un effetto delle terapie sul paziente che incide sulla sua salute, sulla minore disabilità, sulla possibilità di fare una vita attiva, di partecipare anche al lavoro. Questo incide sulla produttività sua, ma anche su quella dei caregiver. Probabilmente serve una nuova governance farmaceutica che riconosca il valore economico, scientifico e clinico legato all’effetto di cura, all’effetto di qualità della vita, all’effetto anche di benefici economici che porta, diretti e indiretti. Per farlo – conclude – credo molto al tema delle risorse, ma è anche molto importante un tema di organizzazione di reti sul territorio che guardino al futuro”.