Se ne va una leggenda. Un volto iconografico. Un volto con cui sono cresciute generazioni. All’età di novanta anni s’è spenta infatti una vera e propria istituzione, un punto di riferimento storico decennio per decennio del giornalismo sportivo nazionale. S’è spento Rino Tommasi, volto e iconografia tricolore di Boxe e soprattutto tennis. Lui, a tratti folkloristico grazie a quella sua simpatia dilagante, quei modi di fare semplici, genuini e dietro le quinte cavallereschi, apprezzato da tutto il popolo italiano e da centinaia di colleghi, persino adorato. Capacità maniacale nel ricordare e quindi esprimere statistiche: per decenni soprannominato “ComputeRino”. Nato nella sua Verona nell’ormai remoto e lontano 1934, nel dopoguerra fu prima corrispondente milanese per il Corriere dello Sport negli anni della sua esplosione, fino a diventare prima firma tennistica e del pugilato per la Gazzetta dello Sport. Tant’è che l’imprenditore italiano più importante e cavallo rampante dell’economia del Bel Paese, Silvio Berlusconi, non ci pensò due volte: lo chiamò, lo persuase e lo convinse in pieni anni ottanta, lo rese Direttore dello sport e dei servizi sportivi per la neonata Mediaset, dove Tommasi potè esprimere qualità e lungimiranza, idee, espansione, portando in Italia gli sport americani. Sbarcato in televisione dunque, nei decenni successivi a cavallo tra novanta e primi duemila divenne celebre per le sue telecronache tennistiche, espressioni uniche che hanno marchiato la storia del lessico di questi sport; famose le sue telecronache di pugilato stesso, noto il suo impegno e la sua caparbietà anche come organizzatore di eventi di boxe. Una carriera condita da straordinari numeri e successi: oltre ad aver seguito ben 13 edizioni delle Olimpiadi, fronte tennistico fu premiato come firma dell’anno ATP nel 1882 e nel 1991.
Cronaca, Sport
8 Gennaio 2025
Giornalismo sportivo italiano un lutto: s’è spenta una leggenda, se ne va Rino Tommasi