La suggestione del giovedì sera. Il flirt, i contatti, le tele che compiono il destino. E scrivono romanzi. Perché di questi si tratta. Venerdì il favorito, venerdì sera l’accordo, definitivo. E l’annuncio, quello del sabato. Settimana per cuori forti per chi è cresciuto a pane e Premier: il “nuovo” allenatore dell’Everton è David Moyes. Torna a casa, lo scozzese. Casa sua. “The people’s club”. Così lo definì ere geologiche lontane anni luce. Correva l’ormai remoto 2002 quando subentrò a Goodison Park: da lì in poi la sponda blue di Liverpool riabbracciò quella sua essenza così ottocentesca e vittoria per riabbracciare gloria, prestigio, dimensione. Una straordinaria era che ha riproiettato le Toffees a latitudine sempre europea anno dopo dopo anno, durata più di un decennio e soprattutto che ha cresciuto e scandito generazioni: era l‘Everton d’Arteta e Cahill, quello di Yakubu e Leon Osman, quello della vecchia guardia composta da Tim Howard, Lescott, Phil Neville, Distin. Più le due catene, dal talentino Seamus Coleman pescato sul Mar d’Irlanda ad uno dei liftati più iconografici degli ultimi decenni britannici: number three, Leighton Baines. Due figli di Moyes che nel terzo turno di transizione di FA Cup hanno, uno da capitano l’altro da tecnico giovanili, allenato e guidato i Blues al successo sul Peterborough, una partita vinta due a zero ma più chiacchierata tra bar e tabloid perché Ferguson manager degli ospiti non hanno entrare il figlio di Ashley Young contro suo papà. Destini e orizzonti FA Cup, destini e orizzonti Premier. Ferguson come quel Baronetto scozzese che nel 2013 designò elesse il suo connazionale come erede al suo Man United, eredità troppo grossa: fallì il buon David che pagò per tutti dopo una sola stagione, ma fallirono e pagarono tutti i suoi successori ancor più illustri in fila indiana.. e fino ai giorni d’oggi. Un matrimonio 2002-2013 interrotto dunque soltanto da una chiamata impossibile da rifiutare, troppo Premier, anch’essa. Ma dopo la splendida e rilanciante doppia vincente esperienza West Ham, lui vecchio stampo a danzare da navigato condottiero nei mari delle mode delle nuove generazioni, aspettava un’altra opportunità. Bene, è arrivata L’opportunità. Si perdoni la licenza, quel maiuscolo non nasce per caso. Perché se i Friedkin da puri americani e investitori contemporanei acquistano un club e impongono istantaneamente scelte e loro rivoluzioni, come fanno spesso, stavolta hanno scelto di rispettare valori e tradizioni, iconografie e leggendari volti del club, come non fanno spesso. Saltato Dyche, eleggere nuovi correnti filosofiche in una giungla come la Premier poteva significare conseguenze peggiori. E potenzial disastro. Così ancora continuità e calcio vecchio stampo. Romantico, vittoriano. All’ultima annata di un plurisecolare e vittoriano Goodison Park, che spetterà lui chiudere. Amatissimo da tutti, dalla gente, dal popolo, dal suo People’s Club. Solo poi sarà New Stadium, al porto, sulle rive e le banchine dove sfocia il Mersey. Già, solo. I lucchetti del Goodison li metterà David Moyes.
Sport
12 Gennaio 2025
Profumo 2000 e romanzi Premier, generazionale Moyes&Everton 2.0: spetterà così lui chiudere Goodison Park