(Adnkronos) – Agrigento inaugura il suo anno come Capitale della Cultura con una cerimonia a cui sono intervenuti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro Alessandro Giuli, il Presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco Francesco Miccichè. Subito dopo l’arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Teatro Pirandello è iniziata la cerimonia. Prima l’inno nazionale, poi le parole di Roberto Albergoni, Presidente della Fondazione: “Agrigento Capitale della cultura è una opportunità straordinaria per guardare avanti con fiducia. Il 2025 sarà un anno di riapertura degli spazi pubblici, del centro storico, dei giardini, apertura di luoghi ma soprattutto apertura di pensiero”.
All’uscita nel cortile del teatro, l’orchestra ha suonato al passaggio del Presidente della Repubblica, le musiche di ‘Nuovo cinema Paradiso’ e il Capo dello Stato si è fermato per qualche istante ad ascoltare. Poi è uscito a salutare i cittadini che hanno assistito alla cerimonia davanti al maxischermo allestito davanti al teatro Pirandello.
L’intervento del presidente della Repubblica è iniziato con “un saluto, e un augurio particolarmente intensi ai cittadini di Agrigento. Da oggi, protagonisti della Capitale italiana della Cultura per l’anno 2025”. “Saluti e auguri – ha poi continuato – che si estendono a quanti, sul territorio, saranno impegnati negli eventi in programma. Tra di essi, ai lampedusani. Concittadini, che le ferite del nostro tempo hanno reso avanguardia della civiltà europea. Espressione di cultura solidale”.
Sergio Mattarella ha proseguito ricordando le precedenti Capitali della Cultura: “Agrigento, raccoglie questo, prezioso, testimone da Pesaro, nel centro dell’Italia. Che, a sua volta, lo aveva ricevuto dal nord del nostro Paese: da Brescia e da Bergamo. Una catena, di straordinario valore. Valore da onorare quest’anno. Questa catena di anno dopo anno, evidenzia il legame fra i diversi centri italiani. Ne mostra radici e progetti per il futuro. Ne pone in evidenza l’amicizia. Mette, in rilievo, il valore, degli scambi, tra patrimoni culturali, il valore della conoscenza”. “L’Italia, è colma di luoghi carichi di storia, di arte, di bellezza. Un patrimonio che accumulato nei secoli – ha aggiunto il Capo dello Stat o- ne ha contrassegnato l’identità. Nel succedersi delle esperienze dei popoli che l’hanno abitata e arricchita. Nulla, più di, questa, parte della Sicilia. Nulla più di questa terra, è testimone del valore del succedersi delle civiltà”. “Natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice. A fornire pregio particolare all’Italia – ha detto ancora Mattarella – sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità. Una grande ricchezza, per il nostro percorso nazionale. Eredità ricevuta dai nostri padri. E tesoro da investire per il domani dei nostri figli”.
“Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025, – ha spiegato il presidente della Repubblica – è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione, costituire spinta per tante altre realtà italiane. È una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte. Una voce che afferma che le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualità. Questa la sfida che il nostro tempo ci presenta”.
“Agrigento intende parlare al resto del Paese e all’Europa di cui è parte”, ha detto il presidente della Repubblica durante il suo intervento. “Agrigento, – ha continuato – centro irradiatore dell’antica civiltà greca già nel sesto secolo avanti Cristo. L’Akragas di Empedocle, che definì ‘radici’ i quattro elementi che indicava come costitutivi del tutto: il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua. Questi quattro elementi sono ora stilizzati nel logo ufficiale di Agrigento Capitale della Cultura: per Empedocle l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte. Un simbolo che ripropone la necessità di ricomporre, di rigenerare coesione, di procedere insieme”.
“Lo chiede – ha proseguito il Capo dello Stato – il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre numerose purtroppo regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano dignità, e la stessa vita. Lo esigono le diseguaglianze esistenti, crescenti. Le povertà estreme, le marginalità. Lo richiede il lamento della terra, violata dallo sfruttamento senza limite delle risorse, con le sue catastrofiche conseguenze, a partire dal mutamento climatico. La cultura è una sorgente di umanità cui attingere per dotarci di nuovo, indispensabile dinamismo”.
Matterella non ha dimenticato il tema della sostenibilità nel suo intervento. “Mai come adesso – ha detto – comprendiamo l’urgenza di un riequilibrio, di un nuovo sviluppo che potrà essere veramente tale solo se sarà sostenibile sul piano ambientale e sociale. Mai come adesso abbiamo coscienza del fatto che l’opera delle istituzioni e le politiche pubbliche sono importantissime e tuttavia non basteranno se non verranno sostenute da una corale responsabilità dei cittadini”.
E poi sul significato della cultura: “È cultura il sapere di chi è aperto alla conoscenza del mondo, di chi ha sete di conoscere altri uomini, di chi sa che la vita è frutto dell’incontro. La cultura, cioè, è la vita. Un sentiero in cui l’uomo è in perenne movimento, a contatto con la propria storia, con quella degli altri. Le scoperte e la loro condivisione accrescono le opportunità. Non è una condizione statica, non è l’inerzia che nutre la storia, bensì la crescita del sapere che si trasmette e si diffonde. La crescita dell’incontro, del dialogo. Il cammino di Agrigento nei secoli ne è testimonianza. L’Akragas dei greci. L’Agrigentum dei romani. La Kerkent degli arabi. La Girgenti siciliana di secoli addietro”. “In un luogo, come Agrigento, ove il patrimonio monumentale è dominante, potrebbe prevalere la convinzione che cultura sia ammirazione delle vestigia del passato. Ma la cultura non ha lo sguardo volto all’indietro. Piuttosto ha sempre sollecitato ad alzarlo verso il domani”. “Diceva Thomas Eliot: ‘Se smettiamo di credere al futuro, il passato cesserà di essere il nostro passato: diventerà il passato di una civilizzazione estinta’. Ricordare, tener conto delle lezioni del passato è fondamentale – ha sottolineato il Capo dello Stato – ma la storia è levatrice dell’avvenire. Essere fedeli alla propria storia significa, appunto, costruire il futuro. Nel nostro caso l’Italia, con i giacimenti culturali che ovunque la contraddistinguono, è essa stessa lezione di dialogo, di pace, di dignità, per l’oggi e per il domani”.
Poi ha concluso: “Viviamo un tempo in cui tutto sembra esprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà. Ad Agrigento, in Sicilia, in tutto il nostro Paese, nella nostra amata Italia”. “Guardiamo con speranza a questo anno da vivere insieme – ha detto il Capo dello Stato – con la voglia di accogliere, di conoscere, di dialogare, di compiere un percorso affascinante, in compagnia gli uni degli altri”.
Agrigento capitale della cultura 2025, ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli alla cerimonia di inaugurazione, è “la grande occasione per non fallire”. “Agrigento può essere il cardine della rinascita di un territorio ricco di complessità, prodotto delle innumerevoli civiltà che sono fiorite, sfiorite e rifiorite, modello di una Sicilia orgogliosamente speciale. Espressione di una armonia e di un dialogo euromediterraneo”, ha spiegato.
“Agrigento può finalmente interpretare il senso di una memoria continentale euro-africana condivisa e farne il fermento di un ritrovato benessere individuale, di crescita collettiva, contribuendo allo scopo armonioso di uno sviluppo del territorio e della coscienza di civile di chi lo abiterà dopo di noi”, ha continuato il ministro. “Il filosofo agrigentino Empedocle – ha detto Giuli – ci ricorda che la parola ‘ospite’ racchiude in sé il duplice significato che l’insigne linguista Ottorino Pianigiani così riassume: ‘Chi è l’ospite? L’ospite è quegli che riceve il forestiero e gli dà cibo, per benevolenza e umanità. E poi il forestiero medesimo, che è alloggiato e protetto”. Ma dove avviene questo? Se non nella forte rocca di cui parla Empedocle, la rocca dell’amicizia italiana, siciliana, agrigentina, che vince ogni discordia e si fa veicolo di civiltà, seguendo i principi di ordine e di giustizia”.
“Agrigento deve restare fedele alla propria natura di terra libera e ingegnosa, aperta al dialogo e all’incontro di civiltà affratellate in una medesima koinè, nelle fervide quinte del nostro teatro globale, in cui ogni giorno uomini e donne scrivono frammenti di una storia nuova. Soltanto tornando a riflettere sulla propria identità, sui percorsi attraverso i quali essa si è formata, sui processi che l’hanno plasmata e sulle stratificazioni che ne hanno arricchito la linfa vitale, è possibile raggiungere quella consapevolezza di sé necessaria a rispecchiarsi nelle altre culture. È questo lo spirito che ha animato la candidatura di Agrigento a Capitale italiana e aggiungo Capitale mediterranea della Cultura”, ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli nel suo intervento. “Da questa sensibilità – ha aggiunto – è disceso un palinsesto che guarda avanti, improntato all’innovazione, alla ricerca, alla tecnologia, orientato al coinvolgimento delle giovani generazioni, nell’abbattimento delle barriere architettoniche e cognitive, al miglioramento dell’accessibilità al patrimonio, alla promozione dell’imprenditorialità e della sostenibilità nei settori culturali e creativi. Con il benefico effetto di accrescere i flussi turistici, certo, ma soprattutto con l’obbligo morale di rafforzare la partecipazione pubblica e la coesione sociale di una comunità che deve ritrovare fiducia, ottimismo, concordia”.
“Agrigento capitale italiana della cultura 2025 è una grande scommessa che non possiamo perdere e che non perderemo” , ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, alla cerimonia d’inaugurazione alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Parole che sono state accolte da un lungo applauso del pubblico.
“Quella che si celebra oggi – ha spiegato – è una grande occasione per tutti gli italiani, non solo per il rilancio e il riscatto di Agrigento, e dell’intera Sicilia, che hanno sofferto e superato stereotipi a livello internazionale, affrontato e risolto in parte difficoltà sociali non indifferenti”. “Ad Agrigento inizia oggi, di fronte a questo suggestivo ‘mare africano, immenso e geloso’, un nuovo cammino. E sarà intersecato da opportunità che occorre cogliere, da sogni operosi da trasformare in nuove iniziative culturali e imprenditoriali sorrette dall’impegno di realizzazioni concrete”
“Questa antica Città, come la Sicilia intera, è culla della cultura, della civiltà, della letteratura, del diritto,- ha continuato Schifani – pur se tra le tremende contraddizioni delle difficoltà economiche e della criminalità mafiosa, i due angeli neri dai quali, ci stiamo progressivamente affrancando con una scelta di popolo che si è alimentata del sacrificio di eroi che hanno offerto la loro vita. Pirandello diceva di esser nato in Sicilia e che qui ‘l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale no alla morte'”. “Agrigento, coinvolgendo l’isola di Lampedusa ed i comuni della Provincia, ha assunto come ispirazione, riferimento tematico e obiettivo di questa iniziativa la relazione fra l’individuo, il prossimo e la natura, ponendo come fulcro di tale relazione: l’accoglienza e la mobilità”. ha detto ancora. E poi: “Il programma delle iniziative presentato a un pubblico nazionale e internazionale è di grande interesse proprio perché, partendo dalla straordinaria eredità culturale del territorio, valorizzi una variegata offerta nella quale tradizione, intersezioni e contaminazioni culturali consentono di prospettare una dimensione che vuol essere innovativa e guardi con fiducia allo sviluppo socio-economico che con fatica, ma con determinazione, la Sicilia ha avviato”.
Poi Schifani ha ricordato alcuni degli appuntamenti previsti durante il 2025: “Una città e il Suo territorio si aprono oggi alla Nazione, all’Europa, al Mediterraneo ed al Mondo promuovendo spettacoli musicali, teatrali e letterari, mostrando il nostro straordinario Patrimonio archeologico: dalla Valle dei Templi, al Museo Archeologico “Pietro Griffo”, a questo Teatro, allo scrigno costituito dal Giardino della Kolymbethra, alla Cattedrale e all’urna restaurata del patrono San Gerlando, il Mandorlo in ore, Carnevale di Sciacca, riti della Settimana Santa e festa di San Calogero tra gli elementi fondamentali di una tradizione da far conoscere ai visitatori di tutto il mondo, ma anche celebrazioni religiose, mostre, concerti, rassegne cinematografiche e iniziative di celebrazione di una cultura culinaria che fa della stratificazione e della commistione i propri preminenti caratteri”.
“Una visione relazionale, di accoglienza, di dialogo che è un antico retaggio del nostro modo di essere, di trattare la diversità dalla nostra identità. Noi in Sicilia facciamo così da secoli. E Agrigento – ha concluso il presidente della Sicilia – sarà ancora una volta testimonianza ed emblema dalla cultura siciliana e italiana. Che l’anno da Capitale italiana della cultura per il 2025 possa lasciare ad Agrigento il segno indelebile della svolta d affidarle, in questa prospettiva, il ruolo di riferimento futuro culturale per l’intera Sicilia e la nostra Patria”.
“Sono onorato, orgoglioso di accogliere in un clima di calore e festa, il Presidente della Repubblica, ha detto il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè alla cerimonia inaugurale di Agrigento capitale della cultura. “La presenza di Mattarella è anche uno sprone perché all’alba del 2025 è motivo di incoraggiamento e assunzione di responsabilità”, ha spiegato.
Già prima che il presidente arrivasse, Micciché non aveva nascosto la commozione parlando con i giornalisti: “Sono emozionato”.”Questo è un giorno importante per Agrigento e tutto il territorio agrigentino e Lampedusa”, aveva detto aspettando Mattarella al Teatro Pirandello e ricordando che Lampedusa fa parte del progetto del la Capitale della Cultura. “Una giornata come oggi per Agrigento è irripetibile. Abbiamo dato al nostro territorio una grandissima opportunità e dobbiamo essere bravi adesso a mantenere quello che abbiamo promesso di fare e andare oltre. Il 2025 deve essere un punto di partenza affinché poi Agrigento possa godere di quanto si è fatto in questi anni”.
Miccichè ha preferito non tornare sulle polemiche dei giorni scorsi, come la pioggia all’interno del Teatro Pirandello e le strade asfaltate 24 ore prima dell’inaugurazione, e smorza i toni: “Io vado oltre, vado avanti, ritardi non so chi è che li denuncia di volta in volta”. “Voglio ringraziare – ha aggiunto – il presidente Schifani che ha dimostrato come sempre una grande sensibilità e un grande interesse per il nostro territorio. La regione siciliana è al nostro fianco”.
Il centro città è blindato, con pattuglie di poliziotti e carabinieri in ogni angolo, transenne, chiusure al traffico in molte zone. L’ordinanza di chiusura al traffico, firmata dal nuovo comandante della polizia municipale Vincenzo Lattuca, prevede divieti di sosta con rimozione forzata e blocchi alla circolazione in diverse zone della città. I provvedimenti sono in vigore già da ieri e saranno validi fino alle 15 di oggi, coinvolgendo numerosi snodi stradali chiave.
E’ iniziata con l’inno nazionale la cerimonia di Agrigento Capitale della Cultura, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Ad aprire la cerimonia è stato Roberto Albergoni, Presidente della Fondazione. “Agrigento Capitale della cultura è una opportunità straordinaria per guardare avanti con fiducia- dice Albergoni – Il 2025 sarà un anno di riapertura degli spazi pubblici, del centro storico, dei giardini, apertura di luoghi ma soprattutto apertura di pensiero”.
“Agrigento è stata scelta quale Capitale italiana della cultura 2025 anche perché, nel progetto iniziale presentato al momento della candidatura, Lampedusa aveva un ruolo determinante”, dice Totò Martello, capogruppo del Pd al Comune di Lampedusa e Linosa. “In tutti questi mesi però non è mai stata fatta alcuna riunione né attivata alcuna iniziativa per il coinvolgimento dell’isola, nel disinteresse più totale non solo del capoluogo ma anche della stessa Amministrazione comunale di Lampedusa che, probabilmente per propria incapacità, ha del tutto e colpevolmente ignorato quella che, almeno sulla carta, poteva essere un’opportunità di promozione culturale e turistica. A questo punto che senso ha continuare a far parte della provincia di Agrigento? Presenterò una mozione al Consiglio comunale per chiedere di attivare tutte le iniziative necessarie affinché la nostra isola diventi l’83° Comune della provincia di Palermo”. .
“Mi rivolgo anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – aggiunge Martello – affinché valuti questa situazione con la massima attenzione. Signor Presidente, saremo anche ‘Capitale della Cultura’ ma a Lampedusa per una visita specialistica fanno aspettare anche mesi, e in provincia di Agrigento abbiamo ancora i rubinetti a secco e l’acqua nelle vasche da bagno”.