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    20 Gennaio 2025
    Trump, le prime mosse dopo l’insediamento: cosa farà il presidente

    (Adnkronos) – Donald Trump diventa ufficialmente presidente degli Stati Uniti oggi, con l’insediamento, e passa all’azione. Primo punto nell’agenda, il contrasto all’immigrazione illegale e l’avvio di quella che, anche nell’ultimo comizio di ieri a Washington, è stata presentata come “la più grande deportazione” della storia.

    Subito dopo aver giurato da presidente, Trump oggi firmerà oltre 50 ordini esecutivi, ma lui stesso ha affermato che saranno “quasi cento”. Secondo quanto rivelano oggi i media americani, il tycoon firmerà questi ordini praticamente durante tutta la giornata, alcuni nella Rotonda del Campidoglio dove è stata trasferita la cerimonia di giuramento a causa dell’ondata di gelo, alcuni di fronte a migliaia di sostenitori riuniti nella Capital One Arena per il rally che sostituirà la tradizionale parata. E infine alcuni nella più tradizionale location della Casa Bianca.

    Tra gli ordini esecutivi quello con cui Trump dichiarerà l’emergenza nazionale sul confine tra Usa e Messico che, come lui stesso ha anticipato durante il discorso della notte scorsa, “metterà fine all’invasione delle nostre frontiere e rimanderà a casa quelli che sono entrati illegalmente”.

    L’emergenza nazionale “consente di dispiegare i militari” alla frontiera, ha spiegato un esponente dell’Amministrazione. I militari avranno come priorità “la sovranità, l’integrità territoriale e la sicurezza degli Stati Uniti, respingendo le forme di invasione, incluse le migrazioni illegali di massa”.

    Ci saranno poi diversi ordini per smontare politiche dell’amministrazione Biden, in particolare sull’ambiente, come quello per tagliare i fondi per la lotta ai cambiamenti climatici inseriti nell’Inflation Reduction Act, mossa che metterebbe alla prova l’estensione dei poteri presidenziali dal momento che è tesa a sospendere con un ordine esecutivo fondi già stanziato dal Congresso. Ci saranno poi ordini per annullare le misure che limitano le trivellazioni e la concessione di licenza per gas, petrolio e attività minerarie. Oltre che per ordinare lo stop degli investimenti nelle energie rinnovabili.

    Per quanto riguarda la minacciata misura contro quello che Trump e i suoi alleati chiamano il ‘deep state’, vale a dire burocrazia e funzionari federali che avrebbero frenato il suo primo mandato, si prevede che il nuovo presidente reintroduca la misura adottata al suo primo mandato per cambiare la definizione di migliaia di posti di funzionari pubblici per poterli affidare a persone di nomina politica impegnati ad applicare la sua agenda.

    Stephen Miller, il principale consigliere della nuova Casa Bianca di Trump che nella prima amministrazione fu l’architetto delle più controverse misure anti-migranti, ha illustrato ieri in una conference call le misure ai leader repubblicani del Congresso, a partire appunto dall’avvio dell’ampia operazione contro i migranti, che è stata una delle principali promesse elettorali.

    Ha spiegato poi che la dichiarazione dell’emergenza nazionale permetterà l’utilizzo dei fondi del Pentagono per l’operazione, come era stato fatto durante la prima amministrazione per la costruzione del Muro. Inoltre Trump designerà diversi cartelli di narcotrafficanti come organizzazioni terroristiche e reintrodurrà la misura “Remain in Mexico”, che imponeva durante il suo primo mandato che i richiedenti asilo aspettassero in Messico l’esito delle loro domande.

    “Poche ore dopo essermi insediato, firmerò decine di ordini esecutivi, quasi 100 per essere esatti che descriverò nel mio discorso domani – ha detto Trump in uno dei ricevimenti pre inaugurazione la notte scorsa – con un tratto di penna revocherò decine di ordini esecutivi estremisti e distruttivi dell’amministrazione Biden che domani a quest’ora saranno nulli”. Si prevede, scrive oggi la Cnn, che vi saranno ricorsi legali contro molti di questi ordini esecutivi.

    In particolare, Trump oggi firmerà un ordine esecutivo con l’obiettivo di mettere fine per i figli dei migranti senza documenti allo ius soli, il diritto alla base stessa della storia degli Stati Uniti che riconosce la cittadinanza a chiunque nasca sul suo territorio. In realtà quella del “birthright citizenship”, del diritto di nascita alla cittadinanza, è una questione costituzionale che ha bisogno di essere affrontata per via di un emendamento costituzionale o un intervento dei tribunali.

    Secondo il team di Trump, nell’ordine, pur facendo riferimento al fatto che sarà necessario un chiarimento sull’interpretazione del 14esimo emendamento, si afferma che “il governo non riconoscerà automaticamente il diritto di nascita alla cittadinanza ai figli degli stranieri illegali nati negli Stati Uniti”.

    “Porremo fine al diritto di asilo, creando una procedura di espulsione immediata, senza la possibilità di asilo. In seguito, porremo fine allo ius soli”, ha poi spiegato una fonte dell’Amministrazione.

    Ma non è tutto. Tra i primi ordini esecutivi che il presidente Usa firmerà, ce ne sarà anche uno per rinominare il Golfo del Messico in “Golfo d’America”, scrive Abc News, ricordando che il presidente eletto aveva già anticipato la sua intenzione nella conferenza stampa dei giorni scorsi a Mar-a-Lago, definendo il Golfo d’America “un bel nome, il nome appropriato”.

    Trump firmerà oggi anche un ordine esecutivo, fortemente identitario, per mettere al bando quella che viene definita “l’ideologia gender”. La misura è tesa ad annullare le iniziative adottate dall’amministrazione Biden, imponendo alle agenzie federali di considerare maschi biologici e femmine biologiche come due sessi separati, richiedendo di mettere solo la casella ‘maschio’ e ‘femmina’ nei loro formulari, come quello per i passaporti in cui l’amministrazione Biden ha inserito la possibilità di mettere una X nella casella del genere.

    La misura avrà un impatto anche nella gestione di prigioni federali e centri per migranti, dove si avranno “spazi riservati ad un solo sesso”, e nel divieto di usare fondi federali per le transizioni di genere, misura che potrà avere sempre impatto su detenuti e migranti nei centri. “Il governo federale non promuoverà più l’ideologia di genere”, affermano dallo staff di Trump, sottolineando che “assicureranno che gli americani hanno il diritto di espressione” che può essere ostacolato quando “alla gente viene chiesto di usare pronomi preferiti”, riferendosi alla prassi di scegliere il genere con cui ci si identifica.

    Con un secondo ordine, anche questo fortemente ideologico, si metterà fine “ai programmi radicali e che provocano sprechi del Dei”, l’acronimo, odiatissimo dalla destra Usa, che indica la ‘diversità, uguaglianza e inclusione” rafforzata dall’amministrazione Biden negli uffici federali. L’ordine è teso a “smantellare la burocrazia del Dei, compresi i programmi di giustizia ambientale, le grant, il piano di azione e le iniziative legate all’equità”.

    Secondo il Washington Post, che cita tre funzionari statunitensi ben informati a condizione di anonimato, decine di diplomatici del Dipartimento di Stato americano si dimetteranno prima dell’insediamento di Trump. Lo scrive il Washington Post. Le dimissioni, aggiungono, seguono le istruzioni in tal senso fornite dagli assistenti del presidente eletto. Il suo obiettivo, si legge ancora, è quello di attuare una rottura netta con l’amministrazione di Joe Biden.

    A lasciare l’incarico saranno, come hanno riferito le fonti, saranno ad esempio John Bass, sottosegretario per la gestione e sottosegretario facente funzioni per gli affari politici. E Geoff Pyatt, vice segretario per le risorse energetiche. “E’ del tutto appropriato cercare funzionari che condividano la visione del presidente Trump di mettere al primo posto la nostra nazione e i lavoratori e le lavoratrici americani. Abbiamo molti fallimenti da sistemare e questo richiede un team impegnato e concentrato sugli stessi obiettivi”, ha affermato un portavoce del team di transizione.

    “Si deve sapere che ci opporremo a qualsiasi piano che preveda la deportazione di massa dei cittadini statunitensi nati da genitori privi di documenti”, ha osservato il cardinale americano Blaise Cupich da Città del Messico dove si trova per un pellegrinaggio dei cattolici di Chicago su invito del cardinale Aguiar Retes, arcivescovo della capitale messicana.  Il cardinale statunitense si è così espresso sulla deportazione di immigrati irregolari minacciata da Trump.

    Anche papa Francesco ieri, intervenendo da Fabio Fazio sul Nove a ‘Che tempo che fa’, ha detto che “se questo è vero, sarà una disgrazia perché fa pagare ai poveri disgraziati che non hanno nulla il conto dello squilibrio: e questo non va”.