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    Cronaca
    22 Gennaio 2025
    Neonata di un giorno rapita da una clinica, finta infermiera e complice incastrati dalle telecamere
    I rapitori sono stati intercettati dalla polizia, che li ha fermati permettendo di evitare il peggio

    COSENZA – Un evento tragico, fortunatamente finito per il meglio, è avvenuto in una clinica di Cosenza dove una bambina di appena un giorno, nel pomeriggio di ieri, è stata rapita da una finta infermiera che l’aveva tolta alla madre con la scusa di doverla lavare.

    La donna in questione è stata incastrata dalle telecamere della struttura sanitaria Sacro Cuore, che l’hanno subito identificata, nonostante il volto fosse semicoperto da una mascherina. La piccola in questione è Sofia Cavoto, nome reso pubblico dagli stessi familiari che hanno prontamente diffuso un’immagine via social, colti dal panico e dalla disperazione del momento.

    I primi ad accorgersi che qualcosa non andava sono state le nonne della piccola Sofia, non vedendola tornare. Da lì il campanello d’allarme lanciato agli operatori dell’ospedale.

    La piccola, tuttavia, è stata ritrovata poco più tardi. La rapitrice, come hanno mostrato i video di sorveglianza, aveva cercato di mettere Sofia in un ovetto, facendosi aiutare da un uomo con un cappellino in testa.

    I due sospettati sono stati intercettati dalla polizia nel territorio del comune di Castrolibero, nei pressi di Cosenza. Gli agenti sono riusciti a bloccato l’auto con cui i due tentavano di allontanarsi dalla clinica.

    “Hanno rubato Sofia – recita l’appello ancora presente sui social – Una bambina di 1 giorno, presa dal sacro cuore! La signora che l’ha presa (bassa con treccine) ha detto che doveva lavarla quando non è rientrata la mamma si è allarmata hanno controllato le telecamere e fuori ad aspettarla con un ovetto c’era un uomo di colore. Hanno caricato la bambina in auto e sono andati via. Le uniche notizie sono queste al momento. Sono state già state diramate le foto delle telecamere. La bambina indossava questa tutina in foto. Massima condivisione, vi prego aiutateci”.

    L’evento non ha ovviamente mancato di stravolgere la comunità locale che ora si chiede come sia stato possibile che, all’interno di una struttura sanitaria, possano accadere simili fatti.