di Simona Tenentini
LATERA – “Non ho dormito per giorni”: il racconto choc di Federica Mannucci, la prima a denunciare gli orrori di Villa Daniela.
E’ stato grazie alla sua testimonianza, resa inizialmente ai carabinieri di Capodimonte, che è stato possibile scoperchiare un vaso pieno di orrori e di atrocità e porre fine ad una spirale di violenza inaudita nei confronti di poveri anziani inermi e, nella maggior parte dei casi, senza famigliari ai quali potersi rivolgere per farsi aiutare.
Federica, ex operatrice della struttura, ha iniziato a parlare e, dopo di lei anche altri due testimoni hanno deciso di squarciare il velo dell’indifferenza e rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare.
La donna ha iniziato a lavorare a Villa Daniela lo scorso 25 marzo, il suo contratto sarebbe scaduto dopo un mese ma lei ha deciso di andarsene in anticipo: il 7 aprile non ce l’ha più fatta a sopportare tanto orrore ed ha deciso di andarsene, non prima, però, di aver raccolto materiale a sufficienza per inchiodare i suoi colleghi alle loro responsabilità.
Ai carabinieri ha riferito, infatti, di “aver annotato sistematicamente ogni avvenimento, per essere in futuro quanto più possibile precisa in relazione ai giorni ed orari in cui sono avvenuti i maltrattamenti” specificando che “gli ospiti della casa di riposo erano tutte persone anziane, alcune affette da importanti patologie e demenza senile” e sottolineando che “gli episodi di violenza si sono ripetuti nel tempo e con il medesimo modus operandi.”
La Mannucci, nel rendere la sua testimonianza dolorosa, ha chiarito che “fin dal primo giorno aveva notato dei comportamenti anomali che l’avevano profondamente turbata, citando in particolare delle violenza fisiche e verbali nei confronti dei pazienti da parte dei suoi colleghi ma aveva preferito aspettare, ritenendo che potesse aver travisato certi comportamenti.”
Pazienti semincoscienti, in stato catatonico, non in grado di nutrirsi autonomamente da un giorno all’altro o disperatamente alla ricerca di aiuto.
“Sai cosa mi ha fatto? Mi ha preso per il collo e mi ha detto ti ammazzo” – le avrebbe riferito un ospite, riferendosi a Carmine Battiloro, lo stesso che rivolgendosi ad un altro anziano lo avrebbe redarguito: “Ma che cazzo vuoi? Lo vedi che stai per morire?.”
Un Inferno fatto di malnutrizione, schiaffi, insulti, cattiverie gratuite e ripetute, anziani legati alle porte anche per quattro ore, un quadro di orrori al quale la Mannucci non ce l’ha fatta a resistere, decidendo di lasciare il lavoro il 7 aprile, non senza conseguenze: “Da allora non ce la facevo più a dormire tranquillamente, avevo un sonno disturbato ed il mio medico mi ha diagnosticato uno stato di ansia reattiva”, situazione aggravata anche da difficoltà economiche.
Una verità dunque, pagata a caro costo, ma fondamentale per far luce sugli orrori della casa di riposo-lager.