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    Cronaca
    22 Febbraio 2025
    Roma – Circo Massimo, storia di un luogo iconico di cultura e spettacolo

    ROMA – La storia del Circo Massimo.

     

    Un viaggio nel tempo: dalle corse delle bighe ai concerti moderni

     

    Situato nell’antica valle tra il Palatino e l’Aventino, il Circo Massimo era il più grande impianto sportivo dell’antica Roma, capace di accogliere fino a 250 mila spettatori.

    Qui si svolgevano le leggendarie corse delle bighe, gare appassionanti e seguitissime. Gli aurighi che guidavano i carri diventavano agli occhi dei Romani delle vere e proprie star. Oggi continua ad essere uno spazio importante per l’offerta culturale e turistica della città e ospita anche eventi e concerti di artisti di fama internazionale, qualificandosi come luogo di incontro tra storia e contemporaneità.

     

    Visita il Circo Massimo e immergiti nella storia

     

    Per visitare il Circo Massimo si può scegliere tra un percorso tradizionale o un’esperienza immersiva grazie alla realtà aumentata della Circo Massimo Experience . Indossando cuffie e visori è possibile rivivere le trasformazioni che l’area ha subito nel corso della storia, dai tempi dei primi re di Roma fino ai giorni nostri.

     

    Origini ed eventi leggendari della storia di Roma

     

    Il Circo Massimo sorge nell’antica Valle Murcia ed è stato teatro di eventi avvolti nella leggenda. Tra questi, il Ratto delle Sabine e il devastante incendio che nel 64 d.C. sotto l’imperatore Nerone distrusse gran parte della città e del circo stesso.

    Secondo la tradizione le corse ippiche furono istituite da Romolo, mentre le prime costruzioni nella valle sono da attribuire al re Tarquinio Prisco. Giulio Cesare fece poi edificare una struttura permanente in muratura che subì più volte danneggiamenti e incendi, fino alla ricostruzione voluta da Traiano.

     

    L’età d’oro: il più grande impianto dell’antichità

     

    Durante il periodo imperiale, al massimo splendore, l’impianto era lungo 600 metri e largo 140. Sulle sue gradinate poteva accogliere cinque volte il numero di spettatori del Colosseo.

    Al centro si svolgevano le gare: i carri correvano attorno alla spina, una piattaforma decorata con statue, vasche e tempietti e con gli obelischi egizi di Ramsete II e Tutmosis III, collocati oggi in piazza del Popolo e piazza San Giovanni in Laterano. Sulla spina vi erano anche dei contagiri monumentali: sette delfini riempiti d’acqua che si abbassavano a ogni giro, oppure uova d’oro.

     

    Le corse delle bighe: rivalità e tifo da stadio

     

    Le corse dei carri, bighe e quadrighe, rispettivamente trainate o da due o quattro cavalli, erano tra gli spettacoli più amati dai Romani.

    Esistevano quattro squadre contraddistinte dai colori verde, azzurro, rosso e bianco. I campioni arrivavano a guadagnare moltissimo e diventavano beniamini del popolo. Lo stesso accadeva per i cavalli, come ad esempio Numitor. Il suo nome e la sua immagine sono arrivati fino a noi perché incisi su una moneta.

    I carri partivano dai cancelli (carceres) situati al limite della pista sul lato Tevere. Le postazioni erano dodici quanto i segni zodiacali provviste di cancelli che si aprivano contemporaneamente al via della gara.

    Sulle gradinate il pubblico esultava e tifava e si creavano anche ottime occasioni di incontro tra uomini e donne, come raccontano Ovidio e Giovenale.

     

    Nell’antichità, un impianto estremamente moderno

     

    L’impianto aveva un’impostazione moderna, comprendeva al suo interno templi, vari negozi, tabernae, come panifici e punti ristoro vari e ancora latrine pubbliche e lupanari. Non mancavano anche uffici cambiavalute, fondamentali per alimentare il grande giro di scommesse che ruotava attorno alle competizioni ippiche.

     

    Il declino: gli orti e la fase industriale

     

    Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’area del Circo Massimo subì numerose trasformazioni.

    Nel medioevo venne realizzato un nuovo acquedotto. Il tracciato delle acque della Marana o Mariana attraversava l’antica pista, che fu ricoperta da orti, e alimentava un mulino vicino alla Torre della Moletta.
    La costruzione medievale si trova all’estremità meridionale del Circo Massimo non lontano dai resti del grandioso Arco di Tito, costruito nell’81 d.C. del quale rimangono pochi frammenti.

    Nel XIX secolo l’area venne invece usata per insediamenti industriali e artigianali e ospitò persino un Gazometro.

    Fino al 1934 fu anche attivo il cimitero ebraico, poi spostato al Verano. Una presenza rievocata da alcuni cipressi ancora presenti.

     

    La riscoperta e la rinascita

     

    Solo negli anni Trenta del Novecento iniziarono gli scavi per riportare alla luce parte dell’emiciclo che possiamo vedere oggi.

    In seguito, il Governatorato al Partito Nazionale Fascista utilizzò il Circo Massimo per mostre e attività propagandistiche e sportive per le quali vennero realizzate costruzioni che hanno fortemente devastato le preesistenze antiche.

    Nel 2016 sono terminate le ultime indagini archeologiche che ci hanno consegnato una più profonda comprensione del monumento. Al di sotto della superficie che calpestiamo, a oltre cinque metri di profondità, è stata localizzata la pista romana dove un tempo si sfidavano carri e aurighi.