
di Diego Galli
VITERBO – Tornata in auge la questione “ex Banca d’Italia“, che vede la magnifica “fortezza” di Via Marconi ancora abbandonata a se stessa dopo quasi 10 anni dalla chiusura degli uffici. Abbiamo interpellato alcuni politici locali, da destra a sinistra, per sapere qual è il loro pensiero su un eventuale recupero dell’immobile. Al netto del suo elevato prezzo di vendita (tra i 2 e i 5 milioni di euro, facendo una media tra i palazzi simili già venduti dalla Banca d’Italia), l’attenzione deve rimanere viva poiché – come sottolineato da molti – parlarne permette di mantenere accesi i riflettori, dando spazio a possibilità in divenire che potrebbero permettere al centro storico di resuscitare.
“Rivitalizzare“, infatti, è la parola chiave che ha accumunato i discorsi di tutti i nostri intervistati. Centrosinistra e centrodestra, come spesso non accade, sono d’accordo sul fatto che la ex Banca d’Italia di Via Marconi possa rappresentare una chiave di volta per ridare vita al centro storico di Viterbo, vittima di spopolamento, degrado ed eventi di microcriminalità. Ma se tra la popolazione c’è chi sogna ad occhi aperti e fantastica su opere irrealizzabili (parcheggi multipiano, centri commerciali di extra lusso), la politica resta con i piedi per terra e presenta idee concrete e – soprattutto – realizzabili nel medio/lungo periodo.
Laura Allegrini (Fratelli d’Italia): “Il Comune dovrebbe diventarne proprietario”
“Non dobbiamo farci impensierire dalla spesa da affrontare un’offerta pubblica di acquisto, con una richiesta di fondi alla Cassa depositi e prestiti, è una soluzione fattibile. Resta valida anche l’opportunità di trattare una rateizzazione del pagamento. L’importante è che il comune possa divenirne il proprietario effettivo dell’immobile e che sia impedita ogni possibile speculazione. La nostra idea resta quella di portare qui gli uffici comunali, come già proposto negli anni passati“.
Alessandra Troncarelli (PD): “Spazio per giovani e polo universitario”
“Premetto che è difficile parlare di nuovi immobili da acquisire nel patrimonio immobiliare comunale dato che ad oggi oggettivamente il Comune di Viterbo non riesce a recuperare e riqualificare quelli che già possiede. Sulla destinazione della ex Banca d’Italia si può spaziare con il ragionamento per la sua centralità e bellezza e sicuramente il suo utilizzo rappresenterebbe una grossa boccata d’ossigeno per il centro storico sempre più abbandonato a se stesso. Io lo immagino uno spazio destinato ai giovani. Ho letto negli scorsi giorni le parole del rettore dell’Università degli studi della Tuscia che lamenta la mancanza di appartamenti per gli studenti, soprattutto che vengono dall’estero. Allora un’idea potrebbe essere quella di realizzarci un polo universitario, con aule, uffici e residenze. Ripopolerebbe il centro e di certo i fruitori, giovani e adulti, andrebbero a risollevare un’economia sempre più stagnante all’interno delle mura“.
Andrea Micci (Lega): “No a un centro commerciale”
“Torno a ribadire quanto detto anche nel 2022. Nella ex sede della Banca d’Italia non ci vedo assolutamente un centro commerciale, anche perché vorrebbe dire dare il colpo di grazia a tutti quei commercianti che fino a oggi hanno tirato la carretta tenendo aperti i loro negozi. Quello che ci vedo sono invece gli uffici comunali attualmente decentrati, come il blocco di Via Garbini e quelli dell’Ellera, ma anche quelli attualmente situati a Palazzo dei Priori, consentendo così un loro ritorno tra le mura. Il risultato sarebbe quello di rivitalizzare la zona con nuovi lavoratori che, magari, potrebbero anche decidere di acquistare casa in centro e, intanto, permettere la musealizzazione dell’attuale palazzo di governo. Un progetto sicuramente a medio/lungo termine, ma che – insieme ad altri recuperi, come quello del Palazzo di Donna Olimpia a Porta San Pietro, permetterebbe di riqualificare il centro storico“.
Luisa Ciambella (Per il Bene Comune): “Comune si faccia promotore”
“Conoscendo le possibilità limitate dal punto economico del Comune, credo sia difficile pensare a un acquisto. Tuttavia, io in quel luogo vedrei tranquillamente una struttura ricettiva di altissimo livello, se solo l’amministrazione comunale si facesse parte attiva anche favorendo la domanda e l’offerta, magari con grandi catene di lusso che potrebbero portare questo servizio al centro, ovvero turismo di livello nel cuore della città, animandola. È anche questo il compito di un’amministrazione: favorire lo scambio. La promozione – quella di cui l’amministrazione si fa tanto portavoce, ma che poi nei fatti non è così – si crea anche portando investitori importanti a colmare quei gap ricettivo/turistici che attualmente non ci sono in città. Per esempio, non è possibile fare congressi di altissimo livello, magari in ambito medico, per una questione di superficie e posti a Viterbo. Una struttura di alto livello, con un auditorium/sala congressi adeguata, sarebbe una soluzione“.
Giulio Marini (Forza Italia/UDC/Fondazione): “Pensiamo prima ad altri palazzi storici dimenticati, come Palazzo Calabresi”
“La proposta è sicuramente interessante, tanto che era già stata sviluppata durante il mandato dell’amministrazione Arena. Il tema, tuttavia, è il valore economico dell’immobile, abbastanza importante per il Comune. Qualora gli spazi fossero adeguati per un eventuale cambio di struttura, il Comune dovrebbe fare un’operazione immobiliare di vendita per recuperare le risorse necessarie, un impegno abbastanza complesso, che varrebbe sicuramente una consigliatura. Il comune sta già recuperando, però, altri spazi, come quello dell’ex convento dei Carmelitani a Piazza Fontana Grande e quindi, volendo, potrebbe già spostare i suoi uffici volendo. Sollevo inoltre un’altra questione, quella di Palazzo Calabresi, sconosciuto e dimenticato. Negli anni ’90 il Comune già spese 500 milioni di lire per il suo recupero ma poi la sua eredità passò alla Regione Lazio e da quel momento in poi finì nel dimenticatoio. Ci un ‘sussulto’ qualche anno fa, con la Provincia che si sarebbe dovuta prendere carico del recupero del palazzo, ma non si è visto più nulla. Ci sarebbero quindi degli spazi, in particolare quelli dall’elevato valore storico, come Palazzo Calabresi che affonda le sue radici nel 1200, che andrebbero riqualificati pensando anche al progetto Capitale Europea della Cultura“.
Riassumendo, nonostante la politica sia sicuramente concorde sul fatto che un eventuale recupero della ex sede della Banca d’Italia di Via Marconi possa essere un progetto affascinante, resta il problema legato al suo valore economico. Come tuttavia risulta evidente, è chiaro come il Comune dovrebbe quantomeno farsi carico del ruolo di possibile mediatore tra terze parti, che siano queste l’Università o società private, nell’interesse primario di non lasciare che un edifico di questo valore e dimensioni possa restare abbandonato per sempre. Una sua riqualificazione – come sottolineato dalla politica interpellata – sarebbe una manna per il centro storico. Una “fortezza” che, se recuperata, fornirebbe luce e una imprescindibile boccata d’ossigeno per il commercio, aumentando il numero di persone nel centro storico, combattendo automaticamente il degrado e contrastando anche il vandalismo e la microcriminalità derivanti in primis dallo spopolamento.
Nei prossimi giorni torneremo a parlarne, stavolta lasciando spazio alle realtà degli enti locali, proseguendo nel nostro sforzo di non lasciare che anche questo palazzo, come il sopraccitato Palazzo Calabresi e moltissimi altri, finiscano “nel cassetto” di Viterbo.