
Uno dei punti fermi del presente e del futuro della Roma sicuramente è Svilar. Uno che senza discussioni, nonostante tumultuoso autunno giallorosso e scellerata transizioni da De Rossi a Juric, non è mai sceso sotto le aspettative. De Rossi lo scelse, scavalcò Rui Patricio: nel 2023/24 la Roma trovò il portiere del futuro. E nonostante una delle annate più difficili dell’ultimo decennio, lui resta una delle parentesi più felici: se la stagione precedente fu quella rivelazione, quest’anno va definitiva quella della consacrazione. In un mare in tempesta, una Colonna d’Ercole. Per questo, indipendentemente da chi sarà il tecnico da cui a Trigoria costruiranno il loro futuro e quel progetto che decollerà dall’estate 2025, Svilar resterà punto fermo. Anche domenica, col Cagliari, almeno tre o quattro interventi decisivi a regalare ai suoi compagni altri tre punti in una giornata decisamente opaca. Il piano del club è chiaro. Mai in discussione. Quello del calciatore pure: s’è imposto e soprattutto s’è innamorato. Ama la Capitale ed i colori giallorossi. Ma si sa, per professionisti di questo calibro rimane pur sempre un lavoro. Ed entrano in gioco i procuratori. Svilar nutre un contratto ancora discretamente confortante, fronte Roma: scadenza 2027. Ma il club ha tutta l’intenzione di estendere, per blindarlo. Anche a costo chiaramente d’adeguare il suo ingaggio. Attualmente percepisce sul milione a stagione, cifra distante dai colleghi importanti come lui di squadre altrettanto importanti in A. Ghisolfi ha offerto un milione e mezzo, ma il suo entourage sembrerebbe aver respinto: non ha certamente chiuso le porte, ma gioca al rialzo e vuole di più. L’impressione è che i Friedkin debbano superare i due milioni netti per accelerare la trattativa e fugare ogni dubbio dalla testa del calciatore. Quando circostanze del genere si prolungano non si sa mai come vadano a finire.