
di Diego Galli
VITERBO – Una giornata particolarmente buia è stata quella di ieri per la Città dei papi. Un giorno che si è tinto del colore rosso del sangue di un ragazzo picchiato brutalmente poco fuori dall’Istituto Paolo Savi, prima dell’entrata a scuola, ma anche un giorno all’insegna del vandalismo, con la palestra di Santa Barbara devastata da un gruppo di malintenzionati che è entrato al suo interno distruggendo vetri, porte e gabinetti.
“Scene da film”, come ha commentato il padre dello studente, ancora sotto shock per quello che è avvenuto nella “tranquilla Viterbo”, dove si spaccia droga nei parchi e presso le stazioni dei treni, dove il degrado avanza incontrollato nel pieno centro – come il Largo Marconi – dove i conti vengono regolati a suon di pugni tra bande rivali in pieno giorno a piazza del Sacrario. Il tutto davanti alla totale impotenza dell’amministrazione, che sembra continuare a sottovalutare il problema, probabilmente dovuto ad anni e anni di malagestione della sicurezza, continuando a non puntare sull’unico deterrente possibile quando tutte le belle parole falliscono: le telecamere.
Nella Viterbo che la sindaca Chiara Frontini ha più volte descritto come “Capitale, Competitiva, Consapevole, Dinamica, Sicura”, c’è ancora troppo da fare. C’è bisogno di fare quadrato attorno alla comunità locale, come si sta cercando di fare nella vicina Civita Castellana, dove i cittadini si sono organizzati per il 25 marzo per un grande corteo che si muoverà in città seguendo lo slogan: “Riprendiamocela”. Un corteo al quale parteciperanno amministrazione, istituzioni e forze dell’ordine, dopo anche un incontro di emergenza tenutosi in Prefettura.
Eppure, Viterbo dovrebbe dare il buon esempio al territorio, difendendo i suoi cittadini e preservando le sue bellezze, da bravo capoluogo di Provincia. Fa molto pensare il fatto che qualcuno sia riuscito a entrare in bene pubblico come la palestra di Santa Barbara, abbandonata a se stessa dopo i lavori, senza videosorveglianza o vigilanza a difenderla quando solo poco tempo prima altri vandali (magari gli stessi?) avevano devastato un vicino parco pubblico nel medesimo quartiere. Viene altresì da pensare quando uno studente viene picchiato nei pressi di uno degli istituti superiori più popolati, o della droga viene venduta in un parco confinante a due delle scuole (medie ed elementari) più grandi della città.
“Prima delle ciclabili e dei tagli di nastri, a Viterbo serve sicurezza e certezza che le regole debbano essere seguite”. Un’affermazione di un genitore, uno dei tanti che continuano a sognare una città che possa essere “a misura di bambino”, una città dove non vengano disegnate svastiche sopra le fontana e sui giochi di più giovani, una città dove gli alberi piantumati non vengano sradicati per puro divertimento, una città della quale i residenti possano andare fieri, una città “Capitale, Competitiva, Consapevole, Dinamica, Sicura”… cosa che oggi ancora non è.