
(Adnkronos) – Sarebbe legata a una grave sepsi la morte di Simonetta Kalfus, la sessantaduenne deceduta martedì scorso in ospedale, dove era ricoverata in coma vegetativo dal 14 marzo scorso a causa delle complicazioni seguite a un intervento di liposuzione effettuato in una clinica privata di Roma. E’ quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia effettuata sulla salma all’istituto di medicina legale del policlinico di Tor Vergata. Dopo la denuncia-querela presentata dalla figlia della donna ai carabinieri di Ardea, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta che vede indagati tre medici che hanno effettuato l’operazione per omicidio colposo. Un intervento di liposuzione plurimo, anche secondo quanto emerso dall’esame autoptico, eseguito il 6 marzo scorso in una struttura privata.
Le indagini puntano innanzitutto a capire se le condizioni e l’ambiente in cui è stato effettuato l’intervento fossero a norma e per farlo verrà costituito un collegio peritale che analizzerà anche le cartelle della donna nei diversi ricoveri per ricostruire la storia clinica. Un lavoro, quello dei consulenti nominati dalla procura, che procede a 360 gradi. Ulteriori risposte si attendono dagli esami batteriologici che potranno confermare l’ipotesi di un’infezione letale.
“L’ipotesi più probabile, in base alle informazioni attualmente disponibili, è che il decesso sia stato causato dalla cosiddetta Cid, coagulazione intravascolare disseminata provocata dallo stato settico. Tradotto in parole semplici: coaguli di sangue che si formano in tutte le parti del corpo, a causa di una grave infezione”. A prospettare questa possibilità è Maurizio Ressa, presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica (Sicpre) e direttore della Struttura complessa di Chirurgia plastica dell’Irccs Giovanni Paolo II Istituto tumori di Bari.
Ma andando oltre il caso specifico, per Ressa è importante agire per incrementare sempre di più la sicurezza dei pazienti. “Abbiamo interpellato il ministero della Salute per la redazione di una legge che permetta ai soli specialisti in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica di eseguire gli interventi di chirurgia estetica”, illustra l’esperto in una dichiarazione all’Adnkronos Salute. “E’ una misura necessaria e fondamentale per la sicurezza dei pazienti. Da tempo siamo impegnati in attività di informazione e sensibilizzazione rivolte al grande pubblico, ma non basta: anche la politica e le istituzioni devono fare la propria parte. La chirurgia estetica è un ambito in forte crescita, i cui possibili guadagni fanno gola a molti”.
Per la salute dei pazienti, continua, “la nostra richiesta è che solo i medici che dopo la laurea in Medicina e chirurgia si sono formati per altri 5 anni presso le Scuole di specializzazione in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica possano eseguire gli interventi di chirurgia estetica. Ovviamente questo non significa azzerare il rischio, sempre presente in qualsiasi atto medico e situazione della vita, ma garantire al paziente di essere nelle mani più preparate, in grado di affrontare al meglio ogni evenienza. Abbiamo presentato una bozza di legge e siamo fiduciosi che si possa arrivare presto a un testo definitivo”.