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27 Marzo 2025
Ucraina, vertice dei ‘volenterosi’ a Parigi: i dubbi dei leader sulla tregua

(Adnkronos) – I partecipanti al summit sull’Ucraina nutrono “dubbi” rispetto alla volontà della Russia di attuare il cessate il fuoco parziale concordato in Arabia Saudita. A riferirlo sono fonti Ue, al termine del vertice che si è tenuto al palazzo dell’Eliseo a Parigi. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha ribadito che l’approccio dell’Ue è basato sul concetto di pace “attraverso la forza”.

Il summit è stato convocato dal presidente francese Emmanuel Macron, che vuole organizzare, insieme al primo ministro britannico Keir Starmer, una coalizione di Paesi “willing and able”, volonterosi e capaci, disposti ad aiutare l’Ucraina in vista di un eventuale cessate il fuoco, che sarebbe il primo dal 24 febbraio 2022, quando la Russia ha invaso il Paese vicino, iniziando a sgretolare l’assetto della sicurezza europea sorto dalle ceneri dell’Unione Sovietica.

Macron ha telefonato al presidente americano Donald Trump ”prima” del vertice, ha reso noto l’Eliseo. Il colloquio telefonico tra Macron e Trump è avvenuto dopo l’incontro di ieri sera all’Eliseo tra il presidente francese e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Prima del vertice Macron ha inoltre tenuto una breve riunione con Starmer, il segretario generale della Nato Mark Rutte e Zelensky.

“La Russia non vuole alcun tipo di pace”, ha ribadito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine del vertice , sostenendo che “Putin vuole negoziare sui territori da una posizione più forte: pensa solo alla guerra”. “Quindi il nostro lavoro è la difesa nel senso più ampio del termine. Ciò significa mantenere attivi gli aiuti militari, ma abbiamo anche bisogno di investimenti, più progetti congiunti, co-produzione e localizzazione, tutti volti ad aumentare e sviluppare la nostra produzione di difesa, dai proiettili ai droni e ai missili”, ha affermato.

Le condizioni che la Russia ha posto per il cessate il fuoco nel Mar Nero “sono irrealistiche”, sono solo un modo “per prendere tempo”, è l’accusa rilanciata da Zelensky, assieme alla denuncia che, “secondo la nostra intelligence, la Russia si sta preparando per nuove offensive contro le regioni di Sumy, Kharkiv e Zaporizhzhia”. “Stanno trascinando i colloqui e cercando di far impantanare gli Stati Uniti in discussioni infinite e inutili su false “condizioni” solo per guadagnare tempo e poi cercare di accaparrarsi più terra”, sostiene Zelensky. E “lo stesso vale per l’idea di un cessate il fuoco nel Mar Nero: la Russia sta cercando di imporre le proprie condizioni ai nostri partner, ma queste condizioni sono irrealistiche”.

“Togliere le sanzioni alla Russia ora sarebbe un disastro per la diplomazia. Le sanzioni sono uno dei pochi veri strumenti che il mondo ha per fare pressione sulla Russia affinché intraprenda colloqui seri”, ha detto ancora il presidente ucraino. “Cos’altro c’è a parte le sanzioni? – ha chiesto ancora secondo quanto si legge sul suo profilo su X – Se le sanzioni vengono indebolite e la Russia viola l’accordo, ripristinare le sanzioni sarà incredibilmente lento e difficile. E a quel punto, molti semplicemente smetteranno di credere che le sanzioni funzionino davvero”.

”La Russia è contraria in modo categorico” all’invio di forze di peacekeeping in Ucraina, ”una sorta di missione per il mantenimento della pace che maschera i piani di Londra e Parigi per un loro intervento militare”, ha dichiarato nel frattempo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

Oggi, intorno al tavolo, si sono seduti 31 delegazioni, più delle volte scorse. Non c’era la Cina, perché la riunione riguardava i Paesi amici dell’Ucraina: Pechino potrebbe entrare in gioco più avanti, nel quadro di una eventuale missione Onu. Ha partecipato, invece, la Turchia, anche se non con il presidente Recep Tayyip Erdogan, ma con il suo vice, Cevdet Yilmaz. C’era l’Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che è stata sempre presente a queste riunioni, sin dall’inizio. Hanno partecipato 23 Paesi dell’Ue, inclusa la Francia, padrona di casa: mancavano Malta, Austria (neutrali), più Ungheria e Slovacchia, due Paesi che hanno una visione molto diversa sui rapporti con la Russia rispetto ai partner Ue. Hanno partecipato anche Regno Unito, Ucraina, Norvegia, Islanda, i vertici Ue (con Antonio Costa per il Consiglio Europeo e Ursula von der Leyen per la Commissione) e Nato. Canada e Australia hanno mandato i rispettivi ambasciatori in Francia.