
Vince ma non convincere. Ma stavolta convincere non era l’aspetto più importante. D’altronde si sa, da quelle parti, vincere è l’unica cosa che conta. Coi tre punti, e forse meglio non poteva chiedere, l’esordio di Igor Tudor sulla panchina della sua Juventus. Battuto 1-0 il Genoa allo Stadium, alla fine di una partita senza troppe emozioni, occasioni, ribaltamenti. Partita all’italiana, tattica e contratta. E per sbloccarla ci vuol un dieci che tiri fuori il coniglio dal cilindro: nel primo tempo torna finalmente a scoccare l’ora di Yildiz, una delle maggiori stelle da rilanciare, finta a rientrare e gran destro sul palo lungo a scrollar pressione. Una Juve differente, disegnata col 3421, Nico a tutta fascia e Vlahovic che torna a riprendersi lo scettro. Meglio, decisamente meglio. Quantomeno per spirito e applicazione. Non poteva chieder di più, d’altronde il calcio di Tudor offre soluzioni più complesse, ma qui doveva tornar pur da bordocampo quella roccia vecchio stampo: ripartire da mentalità, sacrificio, abnegazione. E allora attivissimo, rovente, bollente per tutto l’arco del match, da 12° uomo in campo (che poi stavolta non è nemmeno modo di dire, lui che accelera la rimessa che porta al vantaggio nel primo tempo). E forse in questo momento storico, senza punti di riferimento e con tanti dubbi/scetticismo attorno a società/dirigenza, il popolo bianconero aveva bisogno proprio di questo. Lo Stadium apprezza e applaude la vittoria, dopo aver riaccolto il croato con striscione di bentornato. La squadra assorbe e ha vinto, contro un avversario che ha spiegato ancora perché naviga saldamente a metà classifica: solido, solidissimo. Kolo Muani resta a guardare: sembra quasi restaurazione di vecchia Juve, quel che doveva esser ma non è stato. L’obiettivo coniugar futuro: quel che sarà. E se sarà Champions dovrà scavalcare un Bologna quarto che ha ripreso da come aveva lasciato: quinta vittoria consecutiva, pesante 1-0 a Venezia, Italiano evita ogni buccia di banana e torna col bottino pieno, ancora gioiello Orsolini a lanciar un altro messaggio a Spalletti. 11 gol stagionale, consacrazione definitiva. Bologna quarto, Juve in scia. Segnali di vita anche dell’Empoli, in coda: 1-1 a Como, a Douvikas risponde Kouamé.