
La trasferta più lontana dell’anno, ma forse dell’ultimo decennio, si chiude in maniera amarissima. Lazio battuta, strameritatamente battuta: 2-0 Bodo Glimt. Tra i fiordi norvegesi una vera e propria tempesta mattutina, quella di neve, ed una vera e propria tempesta, quella calcistica, in serata. Un tramonto sui fiordi, per quanto suggestivo, decisamente indigesto. Per Baroni e i suoi. Che deludono, altro che continuità. Quel derby nel subconscio, quella superficialità letale, quella maledetta abitudine di sottovalutare l’avversario evidentemente forte e consapevoli di posseder comunque, post stracittadina, la gara di ritorno all’Olimpico. Forse la sorpresa, forse la matricola, forse il poco appeal tecnico di chi con coraggio e progetto perfetto s’affaccia da anni nell’Europa dei grandi (ne sa qualcosa la Roma, ndr): fatto sta che la Lazio ha colpevolmente sottovalutato l’avversario e disonorato l’impegno. Ci si gioca tanto, la possibilità di centrare la prima semifinale europea 22 anni dopo l’ultima volta, e la Lazio stecca completamente la gara d’andata. Il Plzen, passaggio soffertissimo, doveva funger da campanello d’allarme; evidentemente così non è stato: la Lazio, che era tra l’altro chiamata a dimostrar proprio continuità post Bergamo dopo un mese deludente e travagliato, esce sconfitta due a zero dalla gara d’andata norvegese. Lassù si impone il Bodo, che prima studia le mosse giuste, poi colpisce nella ripresa. Doppietta di Saltnes, che apre e chiude, per un punteggio che sarebbe potuto esser anche più ampio, più severo. Se l’avversario avesse avuto più qualità, sarebbe finita malissimo. Palleggio splendido, organizzazione perfetta, squadra che sa quel che vuole; fraseggi stretti e rapidi, motorini e orchestra perfetta, pur nei suoi limiti. Il Bodo gioca, diverte e sogna. Biancocelesti completamente in bambola, incapaci di prender contromisure. La Lazio rischia addirittura l’imbarcata, fortunatamente si chiude solo 2-0, Mandas migliore dei suoi diventa specchio manifesto della deludente (per usare un eufemismo) prestazione biancoceleste. Fortunatamente il punteggio non chiude speranze, non annienta del tutto l’ambizione rimonta. Ma al ritorno all’Olimpico, fra sette giorni, servirà tutt’altra Lazio. Solo il primo atto di un film: più che di geografica fantascienza, fin qui, decisamente horror.