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Cronaca
12 Aprile 2025
Alatri – Uccise la moglie, torna in carcere per espiare la pena

Era stato scarcerato due volte per problemi psichiatrici

ALATRI – Il 9 settembre del 2014 uccisela moglie a coltellate nella loro villetta di via Valle Cicogna ad Alatri, in località Basciano: a scoprire il delitto fu il figlio 14enne della coppia, rincasato da una partita di pallone.

In bagno, rannicchiato sul pavimento e ferito c’era il padre Emiliano Frocione di 37 anni che diceva frasi prive di senso; in cucina in un lago di sangue c’era la mamma Alessandra Agostinelli di 34 anni di Genzano di Roma con la quale aveva una seconda figlia di 6 anni. La donna era stata ammazzata con 17 coltellate, l’uomo poi aveva tentato il suicidio senza riuscirci . Un delitto commesso al culmine di una lite per gelosia dirà il tribunale, condannando il marito a 18 anni poi ridotti a 14 in Appello e confermati dalla Cassazione.

A distanza di oltre dieci anni da quel delitto, per Emiliano Frocione che oggi ha 47 anni, si sono riaperte le porte del carcere: i Carabinieri di Alatri hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione disposto dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma.

Emiliano Frocione inizialmente venne rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia. Dove però tentò più volte di togliersi lavita: l’ultima tentando di impiccarsi ma venne salvato da un agente della Penitenziaria. Ai medici disse di sentire delle voci che lo spingevano a farsi del male: una sindrome psicotica per la quale il suo legale Tony Ceccarelli ottenne il ricovero in una comunità terapeutica del Cassinate. Qui però i medici riferirono che il paziente si era reso responsabile di vari episodi criminosi: avrebbe fatto uso di droga e scardinato il distributore automatico per rubare dei gelati. Ipotizzarono che per evitare il carcere avesse simulato i disturbi psichiatrici.

Così era tornato in cella: prima nel carcere di Cassino e poi a Rebibbia.

Ma nei successivi due anni erano tornati i tentativi di suicidio, al punto che era necessario sorvegliarlo a vista. Così c’era stata una seconda scarcerazione e gli arresti domiciliari in comunità nel 2020. Nei mesi scorsi Frocione aveva chiesto l’affidamento ai servizi sociali. Il Tribunale di Sorveglianzadi Roma ha respinto l’istanza di affidamento perché “non si intravvede una possibilità di reinserimento sociale”: dichiarata inammissibile l’istanza di detenzione domiciliare ordinaria visto che la pena da espiare è superiore ai due anni.

Oggi il provvedimento che riapre di nuovo le porte del carcere , questa volta a Frosinone, per finire di scontare quei 14 anni.