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    Cronaca
    16 Aprile 2025
    Tuscia – Devianza giovanile, lo psicologo Scatena: “Frutto di anni di educazione nociva e drastici cambiamenti della società”
    Dopo i recenti eventi di violenza e vandalismo per opera di giovani, abbiamo rivolto alcune domande allo psicologo viterbese Stefano Scatena

    VITERBO – Spedizioni punitive e pestaggi davanti alle scuole, atti vandalici sempre più frequenti ai danni dei parchi pubblici, furti, risse tra giovani anche in pieno centro e di giorno. I fenomeni collegati a quella che viene definita “devianza giovanile” preoccupano sempre di più i cittadini della provincia, dove nessun borgo sembra essere immune alla problematica. Per questo abbiamo intervistato lo psicologo Stefano Scatena, noto professionista da sempre impegnato sul campo e profondo conoscitore del tessuto cittadino.

    Dottor Scatena, nella Tuscia, un luogo generalmente considerato come “tranquillo” stiamo assistendo a vari casi di violenza e vandalismo da parte di giovani. Un fenomeno che si estende dal capoluogo fino ai territori meno limitrofi, come Civita Castellana ma anche Nepi. Cosa sta succedendo?

    Stiamo semplicemente raccogliendo i frutti di anni di educazione verso i giovanissimi nociva, unita ai drastici cambiamenti della nostra società. In tutta onestà, mi stupisco che questi episodi di violenza siano così pochi. E so anche cosa ci protegge in Italia, rispetto a realtà giovanili come negli Stati Uniti, la Svezia o il Regno Unito: una famiglia italiana ancora molto presente, la scuola che ha un ruolo di contenimento, il nostro sistema giudiziario minorile che rimane più rieducativo che punitivo e infine una cultura diffusa nello stivale che stigmatizza la violenza fisica gratuita.

    Può spiegarci come e perché nasce questo fenomeno che viene definito “devianza giovanile”?

    Nasce per l’evaporazione della figura paterna che non detta più regole e non propone una mascolinità positiva; nasce dalla mancanza di una relazione affettiva profonda con il nucleo familiare, che è preso da internet o da troppo lavoro mal pagato; nasce dal futuro delle nuove generazioni che viene percepito più come una chiara minaccia che come una promessa, come lo è stata per la mia generazione.

    Perché sembra riuscire a coinvolgere così facilmente i giovani? Anche l’età media dei ragazzi coinvolti, a livello nazionale, sembra abbassarsi sempre di più e allo stesso tempo aumenta anche la violenza dei reati. Come mai?

    Perché ormai i giovanissimi sono esposti a comportamenti “adulti” da una generazione che adulta non è sui telefonini e non esiste più alcun principio di autorevolezza a casa. E’ rimasta un po’ solo a scuola. Ma manca pochissimo e non ci sarà più nemmeno quella.

    Alcune serie TV, pensiamo alla recente “Adolescence” su Netflix ma anche “13 reason why” e altre ancora posso fornire aiuto e spunto di riflessione?

    Moltissimo. Queste serie TV sono arte pura, appassionanti, ben girate, che spingono alla riflessione sulla società e il mondo vero. Il dramma è che non le vediamo con i nostri figli, perché ormai ognuno è chiuso nella sua bolla.

    Cosa si può fare per arginare questa problematica? Enti pubblici, scuole e famiglie come posso intervenire?

    Si può arginare ritornando all’autorevolezza genitoriale del padre (non dell’autoritarismo), alla leadership espressiva della madre, da una scuola che fornisca ascolto ma che insegni il rispetto per l’altro. Per quanto riguarda gli enti pubblici sono radicale: ormai la società è privatizzata, la cultura e i modelli di comportamento sono forniti dai social i cui algoritmi sono definiti a priori in Cina e negli Stati Uniti. Credetemi mi occupo giornalmente da vent’anni di queste tematiche: o rendiamo internet per i nostri figli a tempo (dipende dalla fascia d’età) o non si può fare più nulla. Anche perché fra qualche anno questi ragazzi diventeranno genitori, e la problematica con l’IA e i robot peggiorerà.