
(Adnkronos) – Le forze Usa hanno confermato la “distruzione” del “porto petrolifero di Ras Issa” in Yemen: secondo gli Houthi avrebbe provocato decine di morti. In un post su X pubblicato nelle scorse ore dal Centcom, si legge che il porto era “controllato dagli Houthi” che “usano il carburante per sostenere le loro operazioni militari, come arma di controllo, e per trarre vantaggi economici dall’appropriazione dei profitti derivanti dalle importazioni”. “L’obiettivo di questi attacchi – aggiunge il post – era ridurre le fonti economiche di potere degli Houthi che continuano a sfruttare e a imporre grandi sofferenze ai loro connazionali”.
Secondo il portavoce del ministero della Salute sotto il controllo degli Houthi, Anees Alasbahi, nell’attacco sarebbero rimaste uccise almeno 74 persone, mentre 171 sarebbero i feriti. Si tratterebbe di uno degli attacchi più sanguinosi mai condotti contro gli Houthi, che da anni l’Iran è accusato di sostenere.
Hamas ha condannato i raid notturni condotti dagli Stati Uniti: “Questa palese aggressione rappresenta una grave violazione della sovranità yemenita, un crimine di guerra a tutti gli effetti, e conferma la prosecuzione delle politiche ostili degli Stati Uniti contro i popoli liberi che rifiutano l’egemonia sionista e americana nella regione”. Anche il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Esmaeil Baqaei, esprime “ferma condanna per i barbari raid aerei degli Stati Uniti contro il porto di Ras Isa” in Yemen, definendoli “un esempio di crimine aggressivo e una palese violazione dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite”.
L’attacco Usa rientra nella nuova fase della campagna americana contro i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, che hanno preso ad attaccare le navi occidentali in transito nel Mar Rosso da quando Israele ha avviato la campagna militare contro Hamas nella Striscia di Gaza in risposta all’attacco jihadista del 7 ottobre 2023. Nel frattempo gli Houthi hanno annunciato di aver attaccato con alcuni missili due portaerei americane nel Mar Rosso e un sito militare vicino all’aeroporto principale in Israele in risposta. Il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, durante una manifestazione organizzata a Sana’a ha promesso che ”l’aumento dell’offensiva militare statunitense e la continua aggressione contro il nostro Paese non faranno altro che intensificare le nostre operazioni e aumentare la controffensiva”.
Gaza City oggi, 18 aprile 2025, sotto attacco delle forze israeliane. Al Jazeera riferisce che un elicottero d’attacco Apache israeliano ha aperto il fuoco sui quartieri nella parte orientale della città. Secondo quanto riportato da altri media palestinesi, veicoli blindati israeliani hanno aperto il fuoco nel nord del territorio. Secondo quanto riportato, nella parte meridionale di Gaza, i carri armati israeliani stanno effettuando pesanti bombardamenti sulla città di al-Qarara, situata a est di Khan Younis, e nelle ultime ore sono stati segnalati anche attacchi al campo profughi di Maghazi, nella parte centrale di Gaza.
I funzionari sanitari della Striscia di Gaza fanno sapere che trentadue palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore negli attacchi delle Idf. Secondo queste fonti 23 persone hanno perso la vita nella parte settentrionale dell’enclave. Secondo quanto riportato dal quotidiano saudita al Arabiya, almeno undici persone sarebbero state uccise nella notte da attacchi dell’aeronautica militare israeliana nella Striscia di Gaza settentrionale.
Hamas chiede “pressioni” della comunità internazionale per porre fine al “blocco ingiusto” della Striscia di Gaza. “La comunità internazionale deve intervenire immediatamente ed esercitare le pressioni necessarie per porre fine all’assedio ingiusto imposto sulla nostra popolazione nella Striscia di Gaza”, afferma in una dichiarazione l’esponente di Hamas, Khalil al-Hayya.
Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che rilascerà “una dichiarazione speciale sabato sera”.