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    19 Aprile 2025
    Editoriale UK, solo in Inghilterra 4 realtà semifinaliste: Premier ancora regina d’Europa
    Tra Champions, Europa League e Conferenze la FA resta la nazione più rappresentata: calcio inglese protagonista in prima linea su ogni fronte europeo pure quest'anno

    Sono tanti i motivi per cui la Premier resta il campionato più straordinario, affascinante, prestigioso al mondo. L’NBA del Football, come da tempo abbiamo imparato a ribattezzarla. Ma tra gli aggettivi esattamente qualificativi espressi in apertura ne manca uno, il più potente: la più forte. E se qualche “movie star del Football”, tanto per dirla alla Mou versione “All or Nothing – Amazon Prime – Tottenham Hotspur” appartengono forse ancora ad altri lidi come Madrid o Barcellona, grossi colossi (senza rima, ndr) restano ancora nell’olimpo del Vecchio Continente, l’Inghilterra. Con buona pace della Brexit. Perché se la squadra destinata a stravincere la sua 20sima Premier ha lasciato a testa altissima la competizione ai rigori col PSG, se al Man City si concede dopo tanti anni una stagione di piena transizione in campo internazionale fuori col Real Madrid, tutte le altre continuano ad esser protagoniste. E la settimana che si chiude ne è stata prova, ennesima dimostrazione. A partire da chi lascia a testa altissima, di più: quel Villa di Emery, progetto solidissimo, crescita esponenziale negli ultimi anni, che ha fatto letteralmente tremare Luis Enrique ed il suo PSG: Villa Park impazzito, bolgia britannica pura, Birmingham eruttante, clamorosa rimonta sfiorata, quel 3-2 che sa comunque tanto d’eroico. Spaziale, ad un passo dalle semifinali. Perché il Villa resta istituzione novecentesca e nelle terre dei giganti, come la Champions, ci sa stare eccome. Non per caso campione d’Europa 1982. Per stare ai massimi livelli europei conta tradizione continentale. E proprio in Inghilterra ne hanno, a dismisura. Altro che solo soldi. Tradizione europea che cerca di costruirsi l’Arsenal, a proposito di progetti solidi: Arteta forte e completo, altro che bella e incompiuta, nel doppio confronto col Madrid ha fatto capir quanto l’armata compatta dei Gunners sia grossa, matura e proprio pronta a sporcarsi le mani. Distrutto Ancelotti, forse pur il suo secondo ciclo madridistas. Martedì tempo di Villans, mercoledì tempo di Gunners capaci d’andar ad espugnare il Bernabeu (altro che remuntada, ndr) come ai tempi di condottiero Herny che trascinò Wenger fino a Parigi, giovedì tempo di ben altre tre istituzioni. E risultati, considerando sviluppi, decisamente clamorosi. United e Tottenham, le due nobili delusioni dell’anno in Premier, tra disastri d’Old Trafford e Londra nord. Che Ruben Amorim avesse già dato appuntamento a tutti a luglio sembrava ormai cosa fatta in pieno secondo supplementare, quando Lacazette affossava ogni speranza. Dappertutto, tranne all’Old Trafford; e pur con questo United. Perché Casemiro e Maguire alla redenzione, impazziscono tutti, pur chi già aveva guadagnato uscite e scalinate. Un 5-4 destinato a restar dentro folklore d’Old Trafford, pur col Man U più deprecabile e meno identitario come quello dei giorni d’oggi. In semifinale d’Europa League va pure l’allenatore più folle dell’Emisfero Boreale, proveniente dall’Australe, quel Postecoglou che dopo una stagione catastrofica tra infortuni e scellerata fase difensiva, fa colpo grosso a Francoforte e porta gli Spurs in Norvegia, al Circolo Polare Artico, a giocarsi una semi col Bodo che significa spalancar le porte di un viaggio direzione Paesi Baschi. Delusioni totali in Premier, istituzioni protagoniste in Europa. E senza dimenticarsi mai di quel Chelsea che, complice appannamento domestico di un progetto appena partito forse non centrerà le Top 5, ma resta la grande favorita per la Conference: Maresca aspetta in finale una tra Betis e Fiorentina.