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Cronaca
23 Aprile 2025
Nel laboratorio narrativo di Giannicola Nicoletti: la mente dietro “Verdetto Finale”

SAN PAOLO – In un panorama letterario sempre più omologato, dove formule sicure e ripetitive sembrano dominare il mercato, emerge una voce distintiva che sta ridefinendo i confini del thriller contemporaneo. Abbiamo intervistato Giannicola Nicoletti, autore italiano che dalla lontana San Paolo del Brasile sta conquistando lettori in quattro lingue diverse con il suo approccio senza compromessi alla narrativa di genere.

 

Il suo ultimo romanzo, Verdetto Finale, sta facendo parlare di sé per la sua crudezza espressiva e per un protagonista, Henry Malone, che sfida ogni convenzione del genere. Avvocato di giorno, vendicatore spietato di notte, Malone incarna una visione distorta ma coerente della giustizia che costringe il lettore a interrogarsi sui concetti di bene e male, punizione e vendetta.

 

L’ideazione di un antieroe complesso

 

Quando gli chiediamo dell’origine di un personaggio così controverso come Henry Malone, Nicoletti rivela una riflessione profonda sul divario tra giustizia ideale e reale.

 

“L’idea di Henry Malone e del suo sistema di ‘giustizia parallela’ affonda le radici in una realtà che molti vivono con frustrazione: l’abisso tra il concetto ideale di giustizia e la sua concreta applicazione,” spiega Nicoletti. “Ogni giorno, attraverso i media, osserviamo casi in cui colpevoli di crimini efferati ricevono pene percepite come inadeguate, lasciando i familiari delle vittime in un limbo di rabbia e impotenza”.

 

Questo divario, questa dissonanza tra legge scritta e sentimento collettivo, è il terreno fertile da cui è germogliato il personaggio di Malone. “Non si tratta di un eroe, né di un semplice vendicatore: è la personificazione di un interrogativo etico e morale,” continua l’autore. “Cosa accade quando il sistema fallisce nel ruolo di garante? Quando la bilancia non solo pende dalla parte sbagliata, ma viene percepita come corrotta nella sua struttura stessa?”.

 

Un processo creativo rigoroso

 

Nicoletti ci ha offerto uno sguardo privilegiato sul suo metodo di lavoro, rivelando un approccio sorprendentemente strutturato alla creazione narrativa.

 

“Il mio processo è strutturato, non casuale,” afferma con decisione. “Scrivo seguendo una mia mappa dettagliata: trama, svolte chiave, omicidi e colpi di scena sono tutti definiti prima di iniziare. Ogni capitolo ha un obiettivo specifico: deve poter funzionare anche come una sorta di racconto a sé stante”.

 

Questa metodologia meticolosa si riflette nella tensione costante che permea “Verdetto Finale”, dove ogni pagina sembra spingere la narrazione in avanti senza concedere respiro al lettore. “Da lettore, detesto i capitoli morti, quelli che si limitano a cumuli di descrizioni e che riempiono le pagine anche dei romanzi più celebri. Per questo in ogni mio libro, in qualsiasi capitolo deve categoricamente accadere qualcosa”.

 

Particolarmente interessante è la sua rivelazione sul processo di ideazione del finale: “Di solito è il finale la prima cosa che analizzo su un nuovo racconto e, anche in questo caso, il finale era già definito ancor prima di iniziare a scrivere. Costruisco le storie partendo dall’epilogo, che funge da mappa per sviluppare personaggi e trame”.

 

Le scene di tortura: chirurgia narrativa

 

Impossibile parlare di “Verdetto Finale” senza affrontare le crude scene di tortura che hanno sconvolto e affascinato in egual misura i lettori. Nicoletti ci offre una prospettiva inedita sulla loro concezione.

 

“Nei miei primi appunti, Malone non era un personaggio, ma un diagramma. L’asse Y: il grado d’impunità e l’asse X: il costo emotivo per le vittime. Il punto in cui le due linee si intersecavano diventava il metodo”.

 

Questa visione quasi matematica della vendetta è alla base della filosofia del protagonista: “La giustizia istituzionale opera per sottrazione – riduce pene, concede attenuanti, offre patteggiamenti. Malone somma. Restituisce ai colpevoli l’esatta massa del dolore inflitto. Un chilo di carne equivale a un chilo di terrore”.

 

Nicoletti descrive il processo di scrittura di queste scene come “un esercizio di chirurgia narrativa senza anestesia”, sottolineando che la difficoltà non risiedeva tanto negli aspetti tecnici quanto in un dilemma etico. “Ogni dettaglio è stato calibrato per servire due scopi: mostrare la fragilità della moralità quando viene stritolata tra il crimine e la risposta stessa al crimine, e costringere il lettore a porsi una domanda scomoda: a quale prezzo siamo disposti a chiamare ‘giustizia’ ciò che è solo un riflesso distorto della nostra voglia di vendetta?”.

 

L’etichetta di autore “grezzo”

 

Nel corso della nostra conversazione, abbiamo affrontato anche la definizione di “autore grezzo” con cui viene spesso etichettato Nicoletti nel panorama thriller italiano. Una caratterizzazione che, sorprendentemente, l’autore abbraccia con convinzione.

 

“Accetto volentieri questa ‘etichetta’ perché riflette una scelta stilistica precisa: rifiuto gli schemi thriller tradizionali (lunghe descrizioni, suspense graduale) per uno stile diretto, volutamente spigoloso. I miei libri privilegiano azione e tensione costante, anche a costo di sembrare estremamente brutali”.

 

Questa scelta stilistica, lungi dall’essere casuale, è parte integrante della visione narrativa dell’autore: “Se il risultato funziona, è proprio perché questa (c-)rudezza diventa un linguaggio: non abbellisco la violenza, la rendo protagonista della trama. Grezzo, sì. Ma chirurgico”.

 

Un successo internazionale in crescita

 

Nonostante l’approccio senza compromessi che potrebbe sembrare limitante per un pubblico mainstream, Nicoletti sta riscuotendo un successo crescente a livello internazionale. I suoi romanzi, tradotti in italiano, spagnolo, inglese e portoghese, stanno conquistando lettori in diversi paesi, dimostrando che esiste un pubblico affamato di storie che sfidano le convenzioni.
L’autore materano, trapiantato in Brasile, rappresenta un caso interessante di scrittore che ha saputo costruire la propria carriera partendo dall’autopubblicazione, guidato principalmente dal feedback entusiasta dei lettori.

 

“La svolta è arrivata grazie ai lettori. In realtà all’inizio non credevo di poter scaturire un certo interesse con le mie storie, poi però iniziavano ad arrivare i primi riscontri dai lettori che si arrischiavano a leggere le mie opere ed erano tutti molto positivi,” racconta con umiltà. “Quando i primi feedback o le prime recensioni dicevano: ‘Ho saltato la cena per finire il tuo libro’, ‘non riesco a smettere di pensarci’ oppure ‘era da tanto che non mi accadeva di leggere un libro tutto d’un fiato’, ho capito che le mie storie non dovevano più essere solo un passatempo”.

 

Guardando al futuro

 

Sul finale della nostra intervista, abbiamo chiesto a Nicoletti quali siano i suoi progetti futuri e se abbia intenzione di esplorare generi diversi dal thriller.

 

“I generi letterari affrontati nei miei romanzi sono diversi. Thriller, horror, noir, giallo, splatter, pulp… non sono compartimenti stagni, ma ingredienti mescolati insieme in modo da creare un composto chimico esplosivo. Con tutto questo mi trovo a mio agio. Lo svilupparsi delle idee risulta sempre ispirato e mai scontato. Pertanto, credo che continuerò a percorrere questa strada”.

 

Tuttavia, ci ha riservato una piccola anticipazione: “Sebbene finora non sia mai stato influenzato dalla storia della mia città, seppur millenaria e ricca di curiosità, da pochi giorni ho iniziato il nuovo progetto di un thriller storico ambientato proprio nei Sassi. Chissà cosa succederà tra quelle stradine buie e le grotte della Murgia… Credo comunque che sarà il primo e l’unico libro in cui scriverò di una storia ambientata in Italia”.

 

L’intervista con Giannicola Nicoletti ci lascia con la certezza di aver incontrato un autore che non ha paura di esplorare i lati più oscuri dell’animo umano, e che lo fa con un rigore e una consapevolezza stilistica rari nel panorama letterario contemporaneo. I suoi romanzi, tra cui “Verdetto Finale”, rappresentano un’esperienza di lettura intensa e spiazzante, capace di scuotere le certezze del lettore e di aprire interrogativi profondi sulla natura umana e sul concetto stesso di giustizia.

 

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