
CIVITA CASTELLANA – Si è svolto, giovedì 24 aprile 2025, presso la sala convegni della Curia Vescovile di Civita Castellana, il convegno “Il No della Tuscia al deposito di scorie nucleari”.
I lavori del convegno, preceduti da un minuto di silenzio per ricordare Papa Francesco, sono stati introdotti dal saluto di benvenuto e dalle riflessioni sull’Enciclica Laudato si’, in tema di cura del Creato e quindi anche dei territori, del vicario generale della diocesi di Civita Castellana don Terzilio Paoletti, delegato del vescovo mons. Marco Salvi e del vescovo della diocesi di Viterbo mons. Francesco Orazio Piazza, assenti in quanto impegnati nelle celebrazioni funebri in suffragio di Papa Francesco.
Sono seguiti gli interventi del sindaco Luca Giampieri, di Famiano Crucianelli presidente del Biodistretto delle Forre e della via Amerina, dell’ingegner Marco Rossi, della dottoressa Antonella Litta dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE e di Valerio Rossoni presidente del comitato Centro Storico di Civita Castellana. L’incontro civitonico, ultimo di una lunga di serie di momenti di discussione e partecipazione territoriali, è stato coordinato dalla dottoressa Vanessa Losurdo ed ha approfondito ancora una volta le ragioni dell’opposizione al progetto che individua nel viterbese le aree per la realizzazione del deposito nazionale unico di scorie radioattive.
La referente ISDE ha introdotto il suo intervento facendo presente che è necessario prima di tutto per coloro che sono impegnati nell’opposizione alla realizzazione del deposito nazionale di cui sopra, impegnarsi convintamente anche nel respingere ogni proposta su base nazionale di produzione energetica a partire da processi nucleari. A tal proposito la dottoressa Litta ha fatto presente che : “La scelta del nucleare risulta irrazionale, antistorica, demagogica e sottende una visione antidemocratica e centralizzata della produzione energetica e determina la militarizzazione territori. Costruire nuove centrali nucleari è molto costoso, oltre a necessitare di tempi lunghi per realizzarle, dai 15 ai 20 anni; hanno un periodo di utilizzo breve, in media circa 35 anni, sono fonte costante di pericolo per la possibilità di incidenti nucleari, i costi per lo smantellamento sono molto elevati e persiste il problema non risolto del confinamento e appunto dello stoccaggio delle scorie radioattive prodotte in corso di attività.
Lo sfruttamento dell’energia nucleare comporta l’impiego e la produzione di materiali che emettono radiazioni nucleari di tipo alfa, beta o gamma, che danneggiano in modo grave e irreversibile i tessuti biologici, in quanto possono alterare il patrimonio genetico cellulare, causando il cancro e/o mutazioni genetiche ereditarie. I rischi possono essere immediati e/o futuri. Quelli immediati sono rappresentati dalla radioattività che tali impianti rilasciano nelle zone dove sono installati, dai fluidi di raffreddamento contaminati e dal pericolo di incidenti fortuiti, che prima sembravamo tecnicamente impossibili, ma che gli incidenti di Three Mile Island, di Chernobyl e Fukushima hanno dimostrato tragicamente possibili.
I rischi futuri provengono dall’accumulo delle scorie della fissione, che conserveranno per millenni la loro radioattività residua. Non da ultimo è da ricordare l’esito di contrarietà al nucleare sancito nei due referendum svoltisi in Italia nel 1987 e 2011”. Alla luce delle considerazioni di cui sopra, è la scelta dell’energia solare che sempre deve essere privilegiata”.La dottoressa Litta ha quindi proseguito citando il documento dell’Ordine dei medici di Viterbo e provincia che, già nel 2021, sulla base delle note criticità ambientali (tra le principali: arsenico e fluoro nelle acque ad uso potabile; presenza di una elevata radioattività di fondo a causa del gas radioattivo Radon; utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici nell’agricoltura intensiva; degrado dell’ecosistema del lago di Vico) e delle conseguenti e già presenti ripercussioni sanitarie sulle popolazioni residenti, esprimeva netta opposizione al progetto che individua nel viterbese l’area per la realizzazione del deposito unico nazionale di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensità.
Per la lettura dell’intero documento si rimanda al link https://www.isde.it/ordine-dei-medici-di-viterbo-ferma-contrarieta-allindividuazione-nel-territorio-provinciale-di-siti-per-lo-stoccaggio-di-depositi-di-scorie-radioattive/