logo
    Cronaca, Società
    29 Aprile 2025
    Decreto sicurezza, l’appello di 257 giuspubblicisti: “Preoccupa il contrasto con l’articolo 13 della Costituzione”

    ROMA – Un importante documento di critica alle scelte politiche della maggioranza al governo è quello diramato nel pomeriggio di ieri da alcune testate nazionali e da preminenti agenzie di stampa.

    Si tratta di un testo che reca 257 importanti firme di giuspubblicisti -tra cui quelle di Enzo Cheli, Gustavo Zagrebelsky, Ugo De Siervo e Roberto Zaccaria – e, tra i primi firmatari, quella di Giovanni Bianco, dell’Università di Sassari, presidente del Comitato scientifico dell’ associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”, che ha sede in Civita Castellana, è presieduta da Emilio Corteselli e si è segnalata, nell’ultimo quindicennio, tra le più attive e rilevanti associazioni culturali della Tuscia, per incontri di studi di assoluto rilievo nazionale e che organizzerà in autunno un nuovo Convegno dedicato alla Costituzione, in particolare al “patriottismo costituzionale”.

    L’appello è dedicato al D.L.n.48/2025, che “viola le prerogative costituzionali garantite al Parlamento, punta a reprimere il dissenso e comprime alcuni diritti fondamentali , tassello fondamentale in qualunque democrazia”.

    E’ quanto sostengono i giuspubblicisti di tutte le Università italiane che lanciano un appello pubblico in cui evidenziano l’incostituzionalità del decreto, invitando gli organi di garanzia a tenere alta l’attenzione.

    Per i firmatari, “si tratta di un disegno estremamente pericoloso” ed è motivo “di ulteriore preoccupazione il fatto che questo disegno si realizzi attraverso un irragionevole aumento qualitativo e quantitativo delle sanzioni penali che – in quanto tali – sconsiglierebbero il ricorso alla decretazione d’urgenza”, che è stata utilizzata per adottarlo.

    “Numerosi sono i principi costituzionali che appaiono compromessi”, sostegnono i giuspubblicisti che citano “il principio di uguaglianza che non consente in alcun modo di equiparare i centri di trattenimento per stranieri extracomunitari al carcere o la resistenza passiva a condotte attive di rivolta”.

    E ancora, in contrasto con l’articolo 13 della Costituzione e la tutela della libertà personale “è il cosiddetto daspo urbano disposto dal questore che equipara condannati e denunciati; non meno preoccupante è la previsione con cui si autorizza la polizia a portare armi, anche diverse da quelle di ordinanza e fuori dal servizio”.

    “Una serie di disposizioni del decreto-legge aggravano gli elementi di repressione penale degli illeciti addebitati alla responsabilità di singoli o di gruppi solo per il fatto che l’illecito avvenga “in occasione” di pubbliche manifestazioni, disposizione che per la sua vaghezza contrasta con il principio di tipicità delle condotte penalmente rilevanti, violando per giunta la specifica protezione costituzionale accordata alla libertà di riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico” .

    “Torsione securitaria, ordine pubblico, limitazione del dissenso, accento posto prevalentemente sull’autorità e sulla repressione piuttosto che sulla libertà e sui diritti rappresentano le costanti di questi interventi”, concludono i firmatari.